«Polizia: «morti di fame o di qualche malattia». Il sopravvissuto: «uccisi con colpi di arma da fuoco e a bastonate». HRW: «autorità thailandesi conniventi, serve indagine internazionale a guida Onu»
KUALA LUMPUR (Asiablog) – I cadaveri di più di 30 persone sono stati trovati il 1° maggio 2015 nella giungla nella provincia thailandese di Songkhla vicino al confine tra Thailandia e Malesia.
Qualche cadavere era sepolto in fosse poco profonde, mentre altri erano stati semplicemente nascosti sotto a coperte e vestiti e lasciati a cielo aperto.
La polizia thailandese ha fatto sapere che si tratta dei corpi di immigrati di etnia Rohingya provenienti dalla Birmania, ma che per il momento non è chiaro se siano stati uccisi o se invece siano morti di fame o di qualche malattia.
La polizia ipotizza che i decessi siano avvenuti mentre i rohingya erano nelle mani di trafficanti di essere umani che li avrebbero chiusi in delle gabbie nella foresta mentre aspettavano il pagamento della tariffa richiesta per trasportarli in Malesia.
Ad ogni modo, uno dei sopravvissuti ha riferito al quotidiano thailandese The Nation che i migranti sarebbero stati uccisi con colpi di arma da fuoco e a bastonate da trafficanti di esseri umani. L’uomo ha aggiunto di aver sentito dire che i migranti uccisi in vari campi lungo il confine thai-malese sarebbero più di 500.
Per anni, le organizzazioni per i diritti umani ed i giornalisti investigativi hanno riferito di fiorenti reti di traffico di esseri umani che operano con il sostegno e la protezione di funzionari corrotti nel sud della Thailandia. L’anno scorso, il Dipartimento di Stato americano nel suo Trafficking in Persons Report (Rapporto sul traffico di esseri umani) ha declassato Thailandia al livello 3, il peggior rating possibile, per non aver fatto abbastanza per combattere il traffico di esseri umani e perchè una parte delle forze predisposte a combattere i trafficanti risulta invece direttamente o indirettamente coinvolta in questi crimini.
I Rohingya sono un gruppo etnico di religione musulmana presente soprattutto nell’Arakan, una regione della Birmania occidentale, dove vivono una realtà di abusi e persecuzioni. Per i rohingya che decidono di scappare dalla Birmania, la Thailandia è spesso una inevitabile stazione di passaggio. Qui ai rohingya non viene riconosciuto la status di profughi e di conseguenza vengono trattati come “immigranti illegali” e rischiano l’espulsione immediata. A volte vengono rinchiusi in sovraffollati centri di detenzione dove si ritiene che, in base ad accordi illegali, alcuni vengano trasferiti direttamernte nelle mani di bande di trafficanti di esseri umani dove, oltre a ricevere un trattamento crudele, i migranti perdono ogni prospettiva di assistenza da parte delle autorità.
Per via della connivenza tra autorità thailandesi e trafficanti di esseri umani, Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto l’apertura di un’indagine independente con il coinvolgimento delle Nazioni Unite:
“La tratta di persone in questa area della Thailandia è fuori controllo da molto tempo, gli alti funzionari thailandesi lo hanno ammesso”, ha detto Brad Adams, direttore di Hrw per l’Asia. “La scoperta di una fossa comune in un campo di smistamento gestito da trafficanti di esseri umani purtroppo non è una grande sorpresa. Il lungo coinvolgimento di funzionari thailandesi nel traffico di esseri umani significa che per scoprire la verità e punire i responsabili è necessaria un’indagine indipendente con il coinvolgimento delle Nazioni Unite.”
Come i precedenti governi thailandesi, la giunta militare guidata del golpista Prayuth Chan-ocha non consente all’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) di condurre le pratiche di accertamento dello status di rifugiati dei migranti di etnia rohingya.
“Ogni anno decine di migliaia di Rohingya fuggono dalla Birmania a causa della terribile situazione dei diritti umani e finiscono per essere ulteriormente abusati e sfruttati nelle mani dei trafficanti in Thailandia”, ha detto Brad Adams. “La scoperta di queste fosse comuni dovrebbe convincere il governo thailandese a combattere le reti di trafficanti che arricchiscono i funzionari sulla pelle di persone estremamente vulnerabili. Invece di ammassare i rohingya in centri di detenzione, il governo dovrebbe garantire loro sicurezza e protezione “.
Fonte immagini: Daily Mail
“Che allegria questi massacri.”
Più guardo e maggiormente mi convinco che la presenza dell’uomo sul pianeta è un insulto alla natura……
Qualcuno che vive nella nostra ombra, deve cibarsi della nostra malvagità. Altrimenti non saprei proprio come giustificare la presenza umana su questo pianeta.
Saluti.
http://arteeanima.blogspot.it/
Caro Marco,
a me le stragi procurano un senso di disagio che, da sempre, non riesco a superare rapidamente.
Fosse per me, l’anniversario del lancio della prima bomba atomica, dovrebbe essere giornata mondiale di lutto.
Un giorno di silenzio assoluto su tutto il pianeta. Organi di informazione spenti, reti informatiche spente, restano solo i servizi di emergenza. Uomini che si raccolgono (dove meglio credono) a discutere e confrontarsi col “male che commettono”.
Un giorno, non chiedo molto. Un giorno soli con noi stessi e la nostra coscienza… utopia e retorica (?), già.
Fortunatamente pare ci siano più persone che tendono al bene di quante tendano al male anche se, sfortunatamente, la moderna informazione non aiuta molto (e non potrebbe essere diversamente – la stampa deve essere “cane da guardia” e non “megafono del potere”). D’altra parte se un governo opera “bene” viene premiato dai suoi cittadini e non necessita di “megafoni”, le “cose fatte bene” si “sentono” a pelle. Quindi le “brutte notizie” supereranno sempre le “buone notizie” (o almeno, questo accadrà sino a quando l’essere umano non migliorerà se stesso – si prevede dura).
Ora, da un punto di vista “scientifico” ho proposto il problema “del bene e del male” cosi come lo interpreta un neuroscienziato di fama, insomma una questione di sviluppo di quel pezzo di noi che si chiama “cervello” …
http://www.asiablog.it/2015/05/04/la-coscienza-del-bene-e-del-male/ (e altri post)
Non, quindi, “qualcuno che vive nella nostra ombra” … dentro di noi, Marco, solo dentro il nostro cervello.
p.s. molte cattiverie commesse dagli uomini pongono problemi sociali non risolvibili individualmente.
Il problema, solo per fare un esempio, dei migranti dove e come puo’ essere risolto?
Forse solo, innanzi tutto, rendendo consapevoli “tutti” che se degli individui fuggono da “qualcosa” le cause non risiedono certo nei singoli, che reagiscono ad una causa scatenante attuale (anche chi non li vuole soggiace ad una causa attuale) ma nella complessa formazione storica e sociale della/le nazione/nazioni coinvolte nel fenomeno.. ecc.ecc.