Quasi cinquant’anni fa (1971) Sidney Jordan pubblicava le strisce H5401 – H5498 di Jeff Hawke (ogni striscia di Jeff Hawke è identificata con la lettera H seguita da un numero progressivo).
La storia narra di esploratori provenienti dalla Terra che intercettavano il segnale di un radiofaro posizionato oltre Plutone, il segnale continuo che emetteva diceva:
«Non oltrepassare questo confine».
Sorpresi da questo limite a loro imposto si avvicinarono al radiofaro e capirono il motivo del divieto. Era un segnale per le civiltà extraterrestri installato appositamente per evitare che avessero qualcosa a che fare con i terrestri e, vicino al radiofaro, un cartello:
«Hic sunt tigres»
«L’11 aprile 1961 cominciò a Gerusalemme un processo drammatico per l’eccezionalità del delitto e del problema etico che si poneva. Alla sbarra c’era il burocrate nazista Adolf Eichmann, accusato di aver organizzato il trasporto per ferrovia di milioni di ebrei dai territori occupati dai nazisti fino ai campi di sterminio dell’Europa centrale. Per il settimanale liberale americano “The New Yorker” assistette al processo la filosofa e storica ebrea tedesca Hannah Arendt.
Il suo libro sul processo (La banalità del male- ndr), uscito a New York nel 1963, suscitò in tutto il mondo un “putiferio”. Alla Arendt non interessò la responsabilità dell’imputato, che era indubbia, ma la coincidenza dell’enormità del misfatto con la normalità del colpevole. Eichmann era un uomo comune, non un mostro. Lui e i nazisti avevano replicato un evento che una parte dell’umanità aveva ripetuto sin dai tempi più remoti senza dubbi e risipiscenze. I massacri del colonialismo, per esempio, costarono la vita, tra sofferenze inimmaginabili, a circa 300 milioni di persone, in Africa, nelle Americhe, in Australia, Oceania, Nuova Zelanda, spesso con frati e preti salmodianti al seguito dei massacratori. La coscienza prese e prende atto con sufficienza di quegli eventi perché lontani nel tempo, distanti dall’Europa cristiana che li perpetrava, e diluiti lungo secoli, senza giornali, fotografie e televisione che li documentassero. Governatori, ufficiali e soldati che tornavano in patria a missione compiuta erano spesso ricoperti di onorificenze, prebende e privilegi. La collettivizzazione dell’agricoltura nell’Unione Sovietica degli anni di Stalin costò la vita a milioni di contadini, soprattutto ucraini, massacrati o lasciati morire di fame. Il mondo non ne prese atto, per l’efficienza e la discrezione con cui il massacro fu compiuto e per la copertura ideologica che trasformava ogni notizia in provocazione reazionaria. Gli eccidi in Ruanda, in Burundi, in Nigeria, nella ex Iugoslavia, in Siria e altrove sono la mera ripetizione della follia, che, una volta scoppiata, i cervelli che la perpetrano non trovano più il modo d’interrompere. I massacri cessano di regola quando non c’è più nessun superstite o quando vengono bloccati da interventi esterni, vale a dire da cervelli che in quel momento hanno interesse a far prevalere il bene. Albert Camus si rammaricava che per sconfiggere il male del nazismo fosse stato necessario il male altrettanto immenso del comunismo sovietico.
Il contrasto fra il senso del bene e fare il male è un tema antico della riflessione dell’uomo su sé stesso. La Arendt sottolineò che il male, anche quello più efferato, può diventare la normalità, la banalità della vita e della storia, spesso senza dubbi e rimorsi. La razionalità, anziché ostacolarlo e impedirlo, lo giustifica e lo rafforza. In circostanze frequenti la razionalità non solo non riesce a fermare il male, ma ne è complice e artefice.
Il male può diventare la banalità della vita, e a quel punto nulla, nella coscienza di chi lo compie, lo contrasta. Eichmann, uomo comune, circondato e aiutato da uomini comuni, non aveva dubbi di aver fatto bene.
La coscienza del bene e del male è emersa come meccanismo del cervello durante un lunghissimo processo naturale, l’evoluzione, la cui regola è la sofferenza del più debole che soccombe. La nostra specie è prevalsa e prevale perché sa realizzare e sa razionalizzare il male, e quindi non è verosimile che i meccanismi nervosi che ci trasmettono il senso del bene riescano a imporsi su quelli del male.
Gli orrori che il cervello commette oggi sono gli stessi di millenni or sono … il cervello è strutturato in modo che il male sembra spesso banale e il bene una conquista, anche se il cervello è artefice dell’uno e dell’altro.» (La coscienza imperfetta – Arnaldo Benini – Ed.Garzanti)
Nella nostra galassia pare ci siano 400 miliardi di stelle, come pare ci possano essere dai 100 ai 200 miliardi di galassie. Le probabilità che esistano altri sistemi solari, con un pianeta abitato da esseri simili ai terrestri, sono quindi relativamente alte ed è, sempre relativamente probabile, che prima o poi qualcuno venga a farci visita. Meno probabile, invece, che esista un segnale di allarme come quello immaginato da Sidney Jordan.
Quindi, dando per probabile l’esistenza di extraterrestri che prima o poi verranno a farci visita, forse meglio intraprendere una via di miglioramento. Non si ridurranno del tutto gli orrori che commettiamo ma, quanto meno, si potrebbe evitare che accada quel che paventa l’amico Gianpiero Taricco: «… negli anni 70, in Piemonte, “non si affittava a meridionali”, poi, negli anni 80/90, “non si affittava a marocchini”, poi “non si volevano i romeni”, oggi – che la Romania è nell’UE – “non si vogliono gli esiliati politici della Siria, i mussulmani, etc..”. Quando avremo digerito tutto ciò, nel 2120, “non si affitteranno camere agli extraterrestri perché vengono qui a portarci via il lavoro e le donne. Che se ne stiano su Alfa Centauri».
«La nostra sola speranza non è di eliminare il male definitivamente, ma tentare di comprenderlo, contenerlo, dominarlo…» (Tzvetan Todorov)
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