“Nuove tragedie e vecchie domande”
di Maurizio Chierici (il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2015)
Lacrime di coccodrillo, in fondo sono appena 900 morti in coda a un secolo di massacri che spogliano l’Africa di ogni dignità. Esempio nella Nigeria sconvolta per le ragazze rapite da Bobo Haran. Il pil del petrolio la sistema fra le 30 economie felici, ma resta nelle immondizie se si fa il conto cosa guadagna ogni persona.
Miserie perché la ricchezza la pompiamo noi. Metodo inaugurato da Leopoldo I del Belgio incaricato dai sovrani d’Europa di cristianizzare il continente nero. Ordina di tagliare la mano destra ai minatori che battono la fiacca. Premi ai capataz per ogni mano consegnata. Era il primo Novecento, un secolo dopo cambia la forma non la rapina. Continuano a scappare. Scappavano anche i lombardo-veneti dalle macerie Anni 50, avanguardie dei treni del Sud. L’invasione preoccupava il dottor Schwarzenbach profeta a Zurigo dei respingimenti: organizza un referendum per “ripulire“ la patria di Guglielo Tell. Quel fastidio degli italiani sporchi, rumorosi, bugiardi: l’espulsione ci salverà. Si ribella lo scrittore Max Frisch, “cercavamo delle braccia, sono arrivati degli uomini“ non cancelliamo la loro umanità. Vince la ragione ma impossibile bruciare il sospetto che riaffiora appena la nostra disperazione intiepidisce nel benessere.
I veneto-lombardi s’improvvisano ariani delle pance d’Italia impaurite dagli “avanzi“ che attraversano il mare. Avanzi che la burocrazia industriale ingentilisce nell’eufemismo degli “esuberi“, dipendenti fuori dal lavoro come burattini da smontare: 1.350 della Whirlpool bloccano le strade dei nostri giorni e il governo ripete la commedia delle promesse. Teatro dell’apparenza per mascherare la sottomissione al mercato duro e puro. Salamelecchi di convenienza ma come si fa a prenderli sul serio?
Qualche giorno fa se ne è andato Eduardo Galeano, scrittore dell’America “dalle vene aperte“ analisi – racconto sui popoli saccheggiati quindi pericolosi per gli gnomi degli affari.
Ecco la sorpresa: nel settembre ‘99 lo studio Ambrosetti lo invita al Forum di Villa d’Este palcoscenico per chi decide dove va il mondo: Kissinger, Christine Lagarde, Bill Gates, Draghi. E per rilassare la platea siparietti con Berlusconi, Alberto di Monaco, Casaleggio.
Galeano non era rilassante eppure lo fanno arrivare dall’Uruguay per il piacere di confrontare la concretezza di chi programma la vita di tutti con l’utopia dell’indagare fuori dalla modernità.
Parliamo nella terrazza sul lago mentre Franco Modigliani (Nobel dell’economia) ascolta dalla poltrona accanto. Si scusa con la grazia di un vecchio gentiluomo: “Mi occupo di altre cose, non ho sfogliato i suoi libri…“
Vuol sapere cosa dirà e Galeano lo informa che dalla sua America ha portato solo domande. Perché le società del Nord comprano le fabbriche del Sud per chiuderle appena il libero mercato annacqua il consumismo? Cancellano col gomito le promesse firmate con la mano. Del formaggio arrivano solo i buchi e gli umiliati devono obbedire accettando il socialismo rovesciato: privatizza il guadagno, socializza le perdite. Argentina e Brasile hanno privatizzato per pagare i debiti ai fondi monetari. Anni dopo debiti raddoppiati. Altra curiosità: come mai i paesi che armano le guerre sono i custodi delle missioni di pace? Modigliani s’annuvola “Un appuntamento …” e va via perplesso. L’indomani il Corriere della Sera arriva a Cernobbio alle 7 del mattino. “Un delirio…” dev’esser il pentimento di chi ha invitato Galeano. Con la morbidezza delle maniere dovute alle nove fanno sapere che l’intervento è cancellato “per ragioni di tempo“. Non si sa mai le borse che non sopportano le male lingue. Avanti così.
Fonte immagine: Alainet
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