Il tribunale: “Condanna anche troppo lieve, ha offeso l’amata e venerata monarchia thailandese”
KUALA LUMPUR (Asiablog) – Un uomo di 58 anni conosciuto come “Yai Daeng Duad” (ใหญ่ แดง เดือด) è stato condannato da un tribunale militare a 50 anni di carcere per lesa maestà, condanna poi dimezzata perché l’accusato si è dichiarato colpevole. Il processo si è svolto a porte chiuse.
L’uomo, un dissidente politico vicino al Fronte Unito per la Democrazia contro la Dittatura (UDD), movimento sociale anti-regime i cui simpatizzanti sono conosciuti come “Camicie Rosse”, è stato condannato per aver pubblicato su Facebook cinque messaggi con “contenuti diffamatori nei confronti della monarchia…”. Ognuno dei 5 messaggi è stato punito con 10 anni anni di galera. Il tribunale militare ha aggiunto:
“L’imputato ha insultato l’amata e venerata monarchia thailandese…. La sentenza emessa dal tribunale è anche troppo morbida…”.
L’imputato avrebbe postato i cinque messaggi tra luglio e novembre 2014. Nei messaggi, per quanto è dato sapere, egli avrebbe criticato indirettamente dei membri della famiglia reale, utilizzando dei soprannomi e criticando la filosofia dell’“autosufficienza economica” spesso attribuita al re.
La corte ha spiegato che il processo è stato svolto a porte chiuse “perché il caso è legato alla venerata monarchia thailandese e potrebbe influenzare la morale pubblica…”.
Dal colpo di stato del maggio 2014 e la conseguente instaurazione di una dittatura militare, in Thailandia si sta assistendo ad un’impennata di arresti, processi e condanne per lesa maestà. Secondo David Streckfuss, autore di Truth on Trial in Thailand, il 94% di chi viene accusato di lesa maestà finisce per essere condannato.