Si ritiene che il taro sia stata una delle prime piante coltivate dall’uomo ed ancor oggi rappresenta un alimento base in Africa ed Asia.
เผือก – puak
Colocasia esculenta è una pianta della famiglia delle Araceae comunemente conosciuta con il nome di origine polinesiana Taro, che è anche il nome comune per tuberi e rizomi di parecchi generi della famiglia Araceae. Il Taro Colocasia è la specie più coltivata e probabilmente è nativa del sudest asiatico.
È una pianta tropicale perenne coltivata principalmente come vegetale per la sua radice commestibile e come verdura per la foglia.
Dai tuberi, simili alla patata, si ricavano farina e amido.
Le proprietà nutrizionali del taro sono simili a quelle della patata, con una quantità più elevata di calcio e ferro ma con molta meno vitamina C. È ricco anche di proteine vegetali, vitamine del gruppo B e potassio. Le foglie contengono vitamine e minerali.
Oggi in Thailandia viene utilizzata principalmente per la confezione di dolci, da normalissime torte fatte con taro e farina di riso, ai coloratissimi บัวลอย (buoa loi).
Il fatto che questa radice, se mangiata cruda, sia tossica ed è quindi necessario bollirla o farla macerare in acqua prima di consumarla, mi fa pensare ai tanti mal di pancia, per non dire avvelenamenti mortali, dei nostri antenati raccoglitori e “scopritori” di cibo di ere lontane … la fame, gran brutta bestia.
«Sorse l’alba sull’oceano tempestoso e nella fredda luce grigia tutto quello che si poteva veder emergere dall’acqua della Francis Spaight erano la poppa, l’albero di trinchetto spaccato e la linea sconquassata delle murate. Si era nel pieno dell’inverno sull’Atlantico settentrionale e quei disgraziati erano mezzi morti di freddo. …
Al termine del secondo giorno il vascello andò alla deriva nel vento, privo di governo e di vedetta. I superstiti erano tredici e per settantadue ore stettero nell’acqua fangosa della cabina fino alle ginocchia, mezzi assiderati, senza cibo, con tre sole bottiglie di vino che si passavano fra loro. … Mentre i giorni trascorrevano ed essi diventavano sempre più deboli, il loro malumore e la loro irritabilità aumentavano …
Al sedicesimo giorno erano tutti allo stremo per la fame … Vennero tutti radunati a poppa. “Uomini” iniziò il capitano “siamo stati parecchio tempo senza cibo – sono ormai due settimane e due giorni – anche se sembra siano passati due anni e due mesi. Non possiamo resistere molto a lungo. È al di là delle possibilità umane resistere ancora senza nulla nello stomaco. C’è una questione importante da considerare: se è meglio che moriamo tutti o che muoia uno solo. Siamo con i piedi nella fossa. Se uno di noi muore, gli altri possono sopravvivere finché non venga avvistata una nave. Che ne dite?»
(Quando Dio ride. La Francis Spaight, una storia vera narrata di nuovo — Jack London – Editori Internazionali Riuniti)
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