È l’ultimo nato in casa Metropoli d’Asia, nella presentazione l’autore viene descritto come «l’astro più fulgido del nuovo firmamento letterario indonesiano, l’eleganza cosmopolita e ambiziosa dello stile di Eka Kurniawan ha fatto accostare la sua opera a quelle di Salman Rushdie, Gabriel GarcÍa Marquez e Mark Twain.»
La pubblicità (e spesso le recensioni) sono l’anima del commercio, si sa … ma gli accostamenti fatti mi intrigano ed ora lo metto nel carrello.
Poi, caso mai, ne riparliamo.
«In una piccola cittadina indonesiana, il ventenne Margio uccide Anwar Sadat, un anziano incallito molestatore di ragazze. L’omicidio viene compiuto in modo insolito: Margio ha morso il collo della vittima fino a spezzarne l’osso, proprio come una tigre uccide la sua preda. Sullo sfondo di un’Indonesia moderna ma ancora radicata in tradizioni ancestrali, il romanzo conduce il lettore in un labirinto di abusi e magie, di pregiudizi invalicabili e impulsi irrefrenabili. Con uno stile composito, vivace e ironico, l’Autore ci racconta la storia di due famiglie i cui legami sono sempre stati tormentati e di Margio, giovane a cavallo tra ambiente urbano e rurale e, inoltre, preso tra due nature: quella umana e quella soprannaturale, ossia di una tigre bianca.»
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