Öcalan: il PKK rinuncia alla lotta armata. “La storia ed il nostro popolo chiedono pace e democrazia”
(Asiablog) – In un messaggio scritto dalla galera Abdullah Öcalan, capo storico del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), ha chiesto di “porre fine alla lotta armata condotta da quarant’anni dal PKK contro la Turchia”. Ocalan ha anche auspicato che il PKK si impegni nella costruzione di “una nuova era [elaborando] una nuova strategia politica e sociale”.
Il messaggio e’ stato letto davanti a più di 200.000 persone a Diyarbakir, maggiore città curda in Turchia, dal deputato curdo Sirri Sureyya Onder. La folla si era riunita per festeggiare il Nowruz, il giorno di Capodanno per diverse culture tra cui quella curda.
Oltre ad aver devastato l’economia della regione e macchiato l’immagine internazionale della Turchia, il conflitto tra il governo di Ankara e gli indipendentisti curdi del PKK, iniziato nel 1984, ha causato la morte di circa 45.000 persone in tre decenni.
A fine 2012 Tayyip Erdogan, primo ministro della Turchia, aveva fatto partire i colloqui di pace con Ocalan, che sta scontando un ergastolo in un carcere di massima sicurezza sull’isola di İmralı, nel Mar di Marmara, vicino Istanbul.
“La storia ed il nostro popolo chiedono da noi la pace ed una soluzione democratica [al conflitto], in linea con lo spirito del tempo”, ha detto Ocalan, chiedendo un congresso del PKK organizzato per determinare la “strategia politica e sociale in armonia con lo spirito della nuova era”.
Secondo la stampa curda la svolta del PKK è stata accolta con gioia e soddisfazione dai cittadini riunitisi a Diyarbakir, dove decine di migliaia di giovani in divisa verde da guerriglia e donne in abiti coloratissimi hanno ballato al ritmo di canzoni patriottiche curde. Grandi schermi ad ogni lato di un palco mostravano il volto di Ocalan, mentre molti tra la folla sventolavano le bandiere del PKK, considerata un’organizzazione terroristica da Ankara, Washington e Unione Europea.
In Turchia fino a pochi anni fa la semplice esposizione di simboli curdi, come anche essere in possesso di un’immagine di Ocalan, potevano portare all’arresto ed a condanne a vari anni di carcere.
Fonte immagine: Daily News