“Le differenze di opinione non sono un crimine” – tra i firmatari anche Noam Chomsky
KUALA LUMPUR (Asiablog) – 238 studiosi, scrittori e intellettuali di 19 Paesi hanno lanciato un manifesto a sostegno della libertà accademica in Thailandia in solidarietà con i colleghi all’interno del Paese. Il gruppo condanna le restrizioni alla libertà di espressione in Thailandia in seguito al colpo di stato del maggio 2014 che impedisce a studenti ed accademici, il cui lavoro consiste nel creare sapere, di “lavorare per il ritorno ad un regime democratico fondato sulla protezione di diritti e libertà“.
Il documento, nel ribadire che la libertà accademica va considerata tra i diritti umani basilari tanto quanto la libertà di pensiero, chiede alle università thailandesi di “assumere un ruolo di punta in supporto alla libertà accademica e di espressione nel senso più ampio”.
“Le differenze di opinione non sono un crimine,” continua il documento. “Se non si può dissentire nelle università, che devono essere luoghi di apprendimento e di ricerca della verità, allora anche lo spazio per farlo fuori dalle università rischia di diminuire.”
Tra i firmatari del documento, oltre ad intellettuali di altissimo livello quali Noam Chomsky e Tariq Ali, ci sono i massimi esperti di Thailandia a livello mondiale, compresi Pavin Chachavalpongpun, Thak Chaloemtiarana, Duncan McCargo e Thongchai Winichakul. (Qui l’elenco completo)
Il manifesto arriva a pochi giorni dal licenziamento da parte dell’Università Thammasat dell’eminente storico thailandese Somsak Jeamteerasakul, noto critico dell’Establishment e dello strapotere dell’esercito. A settembre i militari avevano fatto irruzione in una conferenza universitaria arrestando alcuni professori e studenti. Altri studenti sono stati arrestati e condannati con l’accusa di aver violato la draconiana legge di lesa maestà.
La Thailandia è retta da una dittatura militare dal colpo di Stato del 22 maggio 2014, il 12esimo colpo di stato militare dalla fine della monarchia assoluta nel 1932. La dittatura è stata accompagnata da repressione e rigida censura dei media. Il regime ha vietato ogni forma di dissenso, compreso leggere libri come “1984” di George Orwell o manuali di resistenza civile in pubblico. Alcuni dei civili imprigionati dai soldati in campi militari hanno denunciato torture e maltrattamenti.
Secondo Freedom House, che ha studiato 195 Paesi al mondo, il giogo imposto alla Thailandia dal gruppo di generali golpisti autodefinitisi “Consiglio nazionale per la pace e l’ordine” (NCPO) ha causato una massiccia erosione delle libertà civili.