“Seduto nel taxi, fissava il marciapiede affollato dove i passanti si facevano largo tra i venditori ambulanti e si sforzava di non ascoltare il monologo dell’autista. L’uomo pensava che tutta quella faccenda desse una cattiva immagine del Paese. Si vergognava pensando a quanto ne avrebbero riso i farang. Il governo aveva ragione di pretendere più ordine e rispetto della legge, ma a suo parere riuscirci era impossibile; sarebbero dovuti tornare i militari per accollarsi quel compito. Secondo lui si doveva sparare a chiunque fosse beccato a spacciare droga e si dovevano demolire tutti gli slum. Arun era determinato a non lasciarsi coinvolgere in quell’assurda discussione, come invece si aspettava l’autista, e continuava a guardare dal finestrino, limitandosi a un grugnito di tanto in tanto per pura educazione. Si vedevano le nubi addensarsi all’orizzonte: per qualche momento la sua attenzione si concentrò sulle diverse sfumature di grigio, squarciate a tratti dai raggi di sole, poi si rese conto che stava per piovere.”
(Il viaggio del Naga – Tew Bunnag – Ed. Metropolo d’Asia)
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