Valori democratici sotto attacco: diritti e libertà peggiorano in 61 Paesi, migliorano in 33. Tunisia diventa “libera”, Thailandia retrocessa “non libera”
(Asiablog.it) – I diritti civili e le libertà politiche nel mondo sono peggiorati per il nono anno consecutivo. Lo sostiente la Ong statunitense Freedom House nel suo rapporto Freedom in the World 2015 pubblicato la scorsa settimana. Il rapporto di Freedom House, che prende in considerazione le libertà in 195 Paesi analizzando anche il contesto politico e sociale che i cittadini si trovano ad affrontare, rivela che libertà, diritti civili e diritti umani sono sotto attacco in praticamente ogni regione del globo:
“Un numero preoccupante di Paesi grandi, economicamente potenti, o influenti a livello regionale ha fatto passi indietro: Russia, Venezuela, Egitto, Turchia, Thailandia, Nigeria, Kenya e Azerbaigian.”
89 PAESI LIBERI – Secondo Freedom House i “Paesi Liberi” sono 89, pari al 46% dei 195 stati al mondo e a quasi 2,9 miliardi di persone, ovvero il 40% della popolazione mondiale. Il numero di paesi liberi è aumentato di uno rispetto al rapporto dell’anno precedente. La Tunisia è l’eccezione: il Paese nordafricano è passato da “parzialmente libero” a “libero”, diventando il primo Paese arabo “libero” da 40 anni a questa parte.
55 PAESI PARZIALMENTE LIBERI – Il numero dei paesi “parzialmente liberi” è pari a 55, o il 28% di tutti i paesi valutati, pari a poco più di 1,7 miliardi di persone, ovvero il 24% della popolazione mondiale. Il numero di Paesi “parzialmente liberi” è diminuito di 4 rispetto all’anno scorso.
51 PAESI NON LIBERI – Un totale di 51 paesi sono stati considerati “non liberi”, pari al 26% dei Paesi il mondo. Circa 2,6 miliardi di persone vivono in questi Paesi, ovvero il 36% della popolazione mondiale, anche se è importante notare che più della metà di queste persone vive in un solo paese: la Cina. Rispetto all’anno scorso ci sono 3 Paesi non liberi in più. La Guinea-Bissau è passata da Paese “non libero” a “parzialmente libero”. Quattro Paesi invece sono retrocessi da “parzialmente liberi” a “non liberi,” 3 in Africa (Burundi, Libia, Uganda) e uno in Asia (Thailandia).
EUROPA – Il rapporto 2015 di Freedom House sulla libertà nel mondo ha classificato 5 Paesi europei come “parzialmente liberi”: Albania, Kosovo, Macedonia, Bosnia e Turchia. Due Paesi europei sono classificati come “non liberi”: Russia e Bielorussia. Uno Stato membro dell’Unione Europea, l’Ungheria, ha visto i suoi standard democratici peggiorare vistosamente, “un processo che ha avuto inizio nel 2010” con la destra di Viktor Orban al governo. Tutti i Paesi dell’Europa Occidentale sono “liberi”.
MONA – Secondo il rapporto, in Medio Oriente e Nord Africa (MONA) ci sono solo due Paesi liberi: Israele e Tunisia.
ASIA – Va poco meglio in Asia, dove i Paesi “liberi” sono solo 5: Giappone, Corea del Sud, Taiwan, India e Mongolia.
THAILANDIA – Per quanto riguarda il continente asiatico, Freedom House ha riservato parole dure per la Thailandia, dove nel maggio del 2014 l’esercito ha imposto la legge marziale ed ha poi preso il potere con un colpo di Stato. I golpisti hanno abolito la costituzione, sciolto il parlamento, istaurato una giunta militare, arrestato centinaia di persone ed imposto severe restrizioni alla libertà di parola e di riunione. Dopo 8 mesi di dittatura militare, la legge marziale non è stata ancora revocata. In seguito a queste vicende, Freedom House ha retrocesso la Thailandia da Paese “parzialmente libero” a Paese “non libero” con un punteggio di 5,5 (dove 1 e’ il punteggio migliore e 7 il peggiore). La valutazione di Freedom House per i diritti politici in Thailandia è scesa da 4 a 6, il punteggio sulle libertà civili è sceso da 4 a 5. Tra i 195 Paesi studiati da Freedom House, la Thailandia è il Paese che più è arretrato in termini di libertà (foto sotto).
I PEGGIORI TRA I PEGGIORI – A livello globale, i “peggiori tra i peggiori” sono Corea del Nord, Cina, Laos, Uzbekistan, Turkmenistan, Siria, Arabia Saudita, Bielorussia, Sudan, Sud Sudan, Ciad, Repubblica Centrafricana e Cuba.
Il rapporto 2015 si intitola “Discarding Democracy: A Return to the Iron Fist.”