L’ho scritto, sono rimasto perplesso dinnanzi al “pugno” di Papa Francesco, perplesso ma non sorpreso. Non mi hanno, invece, sorpreso le altre affermazioni che accompagnano il “pugno papale”.
“Ed ha proseguito (Papa Francesco): «Non si può provocare la fede degli altri. Non si possono prendere in giro le religioni, non si ridicolizza. La gente sparla, gioca. E può accadere quello che accadrebbe al mio amico se dovesse dire qualcosa contro mia mamma. La religione ha dignità, ogni religione che rispetta la vita, la persona umana. Sono convinto che tutti e due sono diritti umani fondamentali, la libertà di religione e la libertà di espressione. Non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente, e così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi questo che succede adesso ci stupisce, ma sempre pensiamo alla nostra storia, abbiamo avuto grandi guerre di religione, lei pensi alla notte di San Bartolomeo. Come si capisce, anche noi siamo peccatori, ma non si può uccidere in nome di Dio».” (Carlo Tecce – Il Fatto Quotidiano, 16/01/2015)
Alcune ovvietà e molte affermazioni poco condivisibili. Ho già scritto che la religione è sempre stata un alibi per le stragi compiute in suo nome ed anche che trovo inutile, trattando di religione, dibattere di verità o falsità. Quindi posso solo sperare che prima o poi la smettano di dirci, spacciandola come una verità, che «Dio è con noi», son quasi mille anni che qualcuno ce lo ripete.
Libertà è libertà, si potrà discutere del complesso significato di questo termine. Ma se esiste la libertà di espressione (ovvero del proprio pensiero), non ci si trastulli con una posticcia libertà di religione.
Il pensiero genera idee e le idee vengono espresse, spesso si trasformano in parole, libri, immagini, fumetti, gesti … a volte, purtroppo, anche in omicidi, … se è giusto che ciascuno esprima le proprie idee, classificare queste espressioni in “religiose” ed “altre” mi pare una comoda ma insostenibile tesi, in quanto misurabile solo ed esclusivamente col metro della propria fede e diventa un’arma per le crociate verso terre abitate dai miscredenti, un alibi per le stragi religiose di tutti i tempi.
La violenza fisica non è giustificabile per alcun motivo, neppure dall’evidenza che “siamo umani e siamo fatti così”, anzi, si apre lo spazio alla perenne e comoda auto giustificazione: il bene è di Dio, il male dell’uomo. L’uomo, quel povero peccatore con l’assoluzione quasi sempre disponibile e massima pena l’Inferno.
La Giustizia (la legge) deve difendere la Libertà (la vita) delimitando il confine invalicabile tra i fondamentali ed universali diritti umani e le idee (e le violenze) contrarie a questi inalienabili diritti. Null’altro.
Non puoi pretendere il mio rispetto della tua religione come io non pretendo che tu mi dimostri l’esistenza del tuo Dio.
Il rispetto si offre, non si pretende.
Poi resta il fatto che tutti possono cadere in errore. L’importante è esserne consapevoli ma non rassegnati.
«Se già non esistesse un Dio, bisognerebbe inventarlo, non fosse altro che per mancargli di rispetto. Come m’immagino Dio? Capelli bianchi, barba lunga e niente uccello.»
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