Quarta parte, pubblicata il 6/1/2015 su Prachatai, del reportage giornalistico:
The modern Thai student movement (part. IV)
di Emma Arnold e Apisra Srivanich-Raper
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Teachers for Society (Insegnanti per la società)
นก กุญแจ (Nok Kunjæ), Roi Et Rajabhat University
Affiliazione: indipendente, 15 membri
Chanin Yosbun vuole diventare un “insegnante per la società.” “Il mio sogno è quello di insegnare alle persone a conoscere i propri diritti ed a comprendere che la loro comunità è molto importante”, dice Chanin, un 22enne Education major che studia alla Roi Et Rajabhat University. Ed aggiunge:”Una carriera da insegnante è una delle carriere che possono ispirare i bambini ad essere interessati a questi tipi di problemi.” Chanin è uno dei fondatori di Nok Kunjae, un’organizzazione studentesca indipendente.
Nok Kunjae significa “uccello chiave”, un tipo di piccione nel dialetto dell’Isaan, regione nord orientale della Thailandia. Chanin ha scelto questo nome intenzionalmente: l’uccello simboleggia la libertà, e la chiave sblocca “i segreti che la società si nasconde”. La maggioranza dei membri studia Education, ma questi futuri insegnanti non si fanno limitare dai confini di un’aula.
Nok Kunjae aiuta diverse comunità in “lotta per i propri diritti” mettendo insieme attività collaterali, come l’agricoltura. In un recente progetto di gestione delle acque, quindici membri di Nok Kunjae sono stati supportati da circa 300 abitanti di un villaggio vicino al fiume Chi, una fonte d’acqua importante nel Nord-Est.
“Il processo di apprendimento vero avviene quando gli studenti hanno la possibilità di andare in comunità e imparare”, ha detto Chanin. Egli ritiene che il sistema educativo della Thailandia non stia preparando i futuri insegnanti al loro lavoro. Mentre parla Chanin, rimane rilassato e accomodante, ma per tutto il tempo riesce comunque ad apparire alto e dritto dalla sua posizione seduta per terra, ed effettivamente trasmette la convinzione di ciò in cui crede.
“Non credo che un sacco di insegnanti possa veramente capire i problemi della società,” spiega Chanin, “perché il governo è in genere l’unica fonte di informazioni.”
Suprapha Khantiwong, un altro membro Nok Kunjae, vuole insegnare in modo da poter plasmare le capacità decisionali dei bambini. “La conoscenza che ci viene insegnata in classe non è abbastanza”, afferma Suprapha, “Il problema principale del sistema educativo thailandese è che insegna il contrario della realtà.”
Anche Suprapha sembrava riservata, forse perché non interveniva spesso, ma la forza delle sue parole pare in contrasto con la tranquillità della sua voce. Era chiaro che era completamente impegnata nella conversazione a cui era presente e sentiva fortemente questi argomenti.
Suprapha continua a spiegare che un esempio di questo problema, con il sistema di istruzione thailandese, sia di come “La scuola insegna agli studenti che le dighe sono buone per contenere l’acqua e che quando c’è un periodo di siccità, la diga potrà aiutare le persone. Ma in realtà, quando una diga è costruita, per la gente di altre zone, non sarà possibile ottenere acqua come dovrebbero.”
Chanin e Suprapha vedono la centralizzazione come il problema principale del sistema di istruzione thailandese. Avere un singolo curriculum nazionale standardizzato crea un divario tra ciò che gli studenti apprendono in classe e la realtà della loro vita quotidiana.
Invece Nok Kunjae ritiene che gli abitanti dei villaggi debbano avere voce nella creazione di un curriculum basato sulla comunità, in modo che le abilità tradizionali e la storia locale non vadano persi. Decentramento dell’istruzione, la speranza di Suprapha e Chanin, anche per incoraggiare gli studenti a restituire qualcosa ai propri luoghi di origine.
“Come insegnante voglio che il futuro sistema di istruzione in Thailandia incoraggi gli studenti che si laureano nelle università a tornare ai propri luoghi di origine per svilupparli”, ha dichiarato Chanin, “Non è necessario per loro riprendere a fare gli agricoltori, bisogna solo che tornino. Possono riportare la conoscenza che hanno imparato.”
Nella ricerca per promuovere la giustizia, uguaglianza e diritti delle comunità, Nok Kunjae continuerà all’altezza del nome simbolico del gruppo: libertà. Rifiutando di restare intrappolato nei confini di un’istruzione tradizionale e scegliendo di educare i bambini del futuro come “insegnanti per la società.” “Nel nostro ruolo di insegnanti, ci saranno persone che possono realmente aiutare la società”, ha dichiarato Chanin.
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Invisible Generation (La generazione invisibile)
นักศึกษา คน หนึ่ง Naksuksaa Khon Nung (One Scholar), Ubon Ratchathani University
Affiliazione: indipendente, 3 membri
In una recente manifestazione, un gruppo di studenti bendati e imbavagliati rimase in silenzio nella mensa dell’università. Gli eclatanti cartelli che esponevano dicevano: “Dove sono tutti gli scolari?”
Questi studenti sono membri di “Naksueksa Kon Nueng,” o “One Scholar”, un gruppo che mira a richiamare l’attenzione sulla mancanza di studenti con un ruolo attivo nella società e nell’attuale scenario politico.
Il gruppo è stato fondato meno di un anno fa e Chaiwit Kongnil, fondatore del gruppo indipendente, con fermezza ha sottolineato che: “Gli studenti devono dimostrare di avere un ruolo nella società e che hanno delle loro opinioni.” E prosegue, “Per ora sono invisibili, come se fossero bendati ed imbavagliati. Dovrebbero essere visibili.”
Nonostante il fatto che la sua organizzazione abbia solo tre membri, ma si lavora per reclutare altri, la passione di Chaiwit, per la sua causa, non viene minimamente scalfita.
Per quanto riguarda le cause dell’assenza della voce degli studenti nella situazione politica attuale, Chaiwit pensa che tutto dipenda della cultura Thai che contribuisce al disimpegno.
“Gli studenti sono meno interessati alla situazione politica in questo momento, perché ogni volta che c’è un problema – I think it’s a Thai thing, Thai people will just walk away “, dice Chaiwit. “I thailandesi evitano i problemi e odiano il confronto. Odiano dover affrontare i problemi. Ecco perché c’è meno interesse “.
Chaiwit ritiene che anche l’ambiente dell’università impedisca alle generazioni thailandesi più giovani di essere politicamente attivi, dal momento che gli studenti hanno paura di dire quello che pensano. “Nel sistema di istruzione, non ci è stato insegnato a essere così coraggiosi da alzarci in piedi a dire la nostra opinione”.
Il Dr. Saowanne Alexander, docente di Sociolinguistica presso la Ubon Ratchathani University ha studiato a Bangkok e negli Stati Uniti, è tra i pochi accademici dell’università che incoraggia i suoi studenti a esprimere le proprie opinioni.
E fa eco al parere di Chaiwit riguardo al fatto che gli studenti non sono spinti ad avere una prospettiva critica, spiegando che: “Ai thailandesi insegnano ad essere buoni studenti. Ma cosa significa nel sistema scolastico thailandese essere un bravo studente? Ascoltare i propri insegnanti facendo sempre quel che dicono, non devi sfidarli ne fare troppe domande. Così, questa mentalità limita ciò che si può pensare o dire ad alta voce “.
Il Dr. Alexander pensa che gli studenti del Nord-Est abbiano paura ad esprimere le proprie opinioni a causa della percezione di indesiderate conseguenze. E spiega: “La gente non può essere aperta, la gente non può essere semplice. Essere troppo attivi può essere anche una fonte di problemi per gli studenti, perché possono essere presi di mira.”
Quando si trattò di parlare di politica il Dr. Alexander non ebbe alcun dubbio, nell’interpellare Chaiwit, appena lo vide. Il suo modo semplice era sorprendentemente diverso dall’approccio indiretto di evitare problemi, che Chaiwit ha menzionato come una norma culturale thailandese.
Come professore che cerca di incoraggiare le opinioni dei suoi studenti, ma resta un duro lavoro in corso, il Dr. Alexander dice ” È molto frustrante per me, perché io voglio che i miei studenti discutano con me, per dirmi quello che vogliono in modo che io possa accogliere i loro bisogni e desideri. Ma non lo fanno.”
Chaiwit è stato come gli altri studenti universitari, cercare di tenere la testa bassa e paura di esprimere le proprie opinioni. La forza di creare il proprio gruppo di studenti indipendente lo ha trovato dopo la partecipazione a “Freedom Zone”, una organizzazione non-profit che ha ricevuto finanziamenti da USAID. Uno degli obiettivi di Freedom Zone è quello di formare giovani coinvolti nel dibattito di questioni politiche e sociali, in modo da migliorare il sostegno della democrazia in Thailandia.
“Ero un membro dell’Unione degli studenti e ho lavorato per l’università, ma ho capito che le attività dell’università non avevano risposto al mio obiettivo. A quel tempo, USAID aveva aperto qualcosa chiamato Freedom Zone”, spiega Chaiwit. “Uno spazio aperto agli studenti per imparare a diventare cittadini fertili.”
È stato questo evento che ha stimolato Chaiwit a fondare la sua organizzazione. “La vecchia generazione Thai pensa le giovani generazioni non abbiano ruoli, ne voce nella nostra società. Abbiamo formato questo gruppo per mostrare loro che in realtà abbiano un ruolo nella nostra società e nella nostra politica.” Parola di Chaiwit.
Naksuksaa Khon Nung resta saldo nel proposito d’incoraggiare la generazione invisibile di studenti, a rafforzare e partecipare alla rimozione delle proprie bende e bavagli. “Gli studenti dovrebbero essere politicamente attivi, dovrebbero mostrare se stessi”, dice Chaiwit con convinzione. “Dovrebbero avere le proprie opinioni. Il futuro politico deve essere creato da noi”.
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Di seguito i link delle parti tradotte e pubblicate su Asia blog:
Prefazione, Parte I, Parte II, Parte III
Tutti i testi e le immagini di questo post provengono da Prachatai
- Fotografia come esclamazione di vitalità - 19/08/2016
- La Thailandia, la zucca e… il peperoncino - 11/08/2016
- Hiroshima, la bomba di Dio - 06/08/2016