Prima parte del reportage giornalistico pubblicato il 27/12/2014 su Prachatai, assieme alla presentazione fatta della redazione del quotidiano, del reportage giornalistico:
The modern Thai student movement (part I)
di Emma Arnold e Apisra Srivanich-Raper
La rivolta studentesca del 1973 ebbe un ruolo fondamentale nel controbattere la repressiva dittatura militare e promuovere una nuova era democratica in Thailandia. Il noto teorico politico Benedict Anderson chiama il movimento studentesco di quel tempo “la forza trainante” di una serie di riforme politiche e sociali. Gli studenti divennero attivi nei movimenti operai, nel formare associazioni di agricoltori ed, in genere, per l’attivismo sociale nelle aree rurali emarginate.
La brutale strage di studenti del 1976 schiacciò il movimento e scosse la nazione. Quaranta anni dopo, l’attivismo studentesco in Thailandia sembra essere solo l’ombra di quello che era una volta. O forse è ancora vivo?
Un recente articolo del quotidiano The Nation di Bangkok ha recentemente affermato che l’attivismo studentesco sta rinascendo. Ma ci sono tanti fattori che manovrano contro questo attivismo.
Palagun Punklang, uno studente attivista e membro del Phuan Sangkhom alla Mahasarakham University, dice: “Come studente, che partecipa ai movimenti politici, sono nella minoranza degli studenti. L’ambiente dell’università non incoraggia gli studenti ad essere politicamente impegnati ” e afferma. “Questo ambiente ti costringe a studiare solo per studiare.”
Ma il dottor Buapun Promphakping, docente presso la Facoltà di Sviluppo Sociale della Khon Kaen University, è convinto che la colpa non ricada unicamente sulle università. “Vorrei dire che il disimpegno è da parte degli studenti, piuttosto che dell’amministrazione o di parte dello stato”, ed aggiunge, “Trent’anni fa abbiamo pensato agli studenti come a degli intellettuali. In questo periodo, questo non è più vero.”
Gli studenti sono stati apparentemente assenti dalle recenti proteste politiche, dove migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno di una qualche Camicia Rossa e Gialla. Ma si sono resi visibili in altri modi.
Nelle università di tutto il paese, gruppi di studenti attivisti si sono formati attorno a una varietà di interessi e obiettivi. Alcuni gruppi si impegnano in ambiti politici tradizionali, attraverso attività come petizioni e proteste; altri gruppi si avvicinano alla politica meno direttamente – lavorando su progetti di base per lo sviluppo sociale, sfidando le convenzioni della loro università e aumentando la consapevolezza politica attraverso l’istruzione.
Quanto segue è una selezione di voci del moderno movimento studentesco. Abbiamo parlato con nove gruppi di studenti presso le università nel nord-est della Thailandia, del loro lavoro, le loro convinzioni e le loro speranze. Attraverso questi dibattiti è forse possibile porsi con maggior chiarezza le domande: gli studenti devono o non devono avere un ruolo nella politica, che cosa li motiva e perché hanno generalmente evitato di definirsi come rossi o gialli.
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The Tamed Generation (La generazione addomesticata)
ซุ้ม เกี่ยว ดาว (Sum Kiew Dao), Khon Kaen University
Affiliazione: indipendente, 20 membri
“Devi capire”, dichiara Patiwat Saranyaem, “La Khon Kaen University limita gli studenti. L’università non supporta ricerche e studi su eventuali movimenti politici o sui problemi di tutti “. Patiwat è un membro del gruppo di studenti Sum Kiew Dao, o “Harvesting the Stars”. I membri di Sum Kiew Dao sono uniti nel comune obiettivo di sostenere la democrazia.
Quando si parla del lavoro del gruppo, Patiwat parla di collaborazione con una serie di organizzazioni di camicie rosse della zona, ma esita a identificare il suo gruppo in questo partito e ci spiega:”In questo momento sono solo le Camicie rosse che stanno costruendo un movimento per la democrazia. Per parte nostra, lavoriamo per sostenere la democrazia”.
Proveniente da una famiglia di attivisti politici della provincia di Sakon Nakhon, Patiwat non è certo timido quando si tratta di condividere le sue opinioni. Parla con esuberanza, riempiendo la piccola stanza con la sua voce chiassosa.
Per Patiwat, combattere per la democrazia significa lottare per i diritti di coloro che sono oppressi. Egli ritiene che la Khon Kaen University nasca come sistema antidemocratico di oppressione. “KKU è stata originariamente creata per la produzione di studenti da inserire nella produzione, non per formare gli studenti ad utilizzare il loro cervello,” ed afferma, “KKU è stata istituita per controllare la gente dell’Isaan.”
Continua spiegando come KKU sia stata fondata nel 1960 durante il primo Piano di sviluppo sociale ed economico del governo nazionale. Le prime due facoltà dell’università furono Agricoltura ed Ingegneria, preparavano gli studenti a diventare parte della crescita del settore industriale del paese. Fino ad oggi, l’università non ha ancora una facoltà di scienze politiche.
Il risultato di tutto questo è che ora, ci spiega Patiwat ” gli studentiv KKU non sono interessati a questioni sociali o politiche e non si interessano di storia. Questo accade a causa del controllo del governo. “
E ride: “Non dobbiamo pensare a niente. Semplicemente mangiare, cagare, dormire e non preoccuparci d’altro “. Gli studenti sono tenuti a partecipare alle attività universitarie, quali eventi sportivi, attività religiose e culturali, nell’ambito del programma di Apprendimento integrato della scuola. Questo programma è stato introdotto dall’amministrazione universitaria nel 1989 per preparare al meglio gli studenti alle loro future carriere, ma Patiwat descrive queste prescrizioni come “rituali per controllare le persone”.
“Gli studenti vengono domati, dal sistema educativo, attraverso quel che studiano ed imparano. In questo modo vengono addomesticati e controllati dalle élite conservatrici “, dice Patiwat.
Sum Kiew Dao lavora per insegnare ciò che non viene insegnato a scuola, concentrandosi sulla storia politica e lavorando con le comunità per costruire una coscienza locale. All’interno del gruppo, i membri si scambiano regolarmente libri ed il fatto che alcuni di questi libri siano censurati dal governo centrale li rende ancora più importanti.
Alla domanda sulle sue speranze per il futuro del sistema educativo in Thailandia, la risposta di Patiwat è semplice e immediata. “Voglio [dell’università] che termini di controllare gli studenti ed impedisca agli stessi di fare domande”.
Si ferma a pensare per un secondo, poi continua. “Sento che è un peccato perché vorrei essere in grado di dire qualcosa di più, ma quello che vi dico è:
«Si prega di smetterla di impedire agli studenti di fare domande».”
Di seguito i link delle parti tradotte e pubblicate su Asia blog:
Prefazione, Parte II, Parte III, Parte IV
Tutti i testi e le immagini di questo post provengono da Prachatai
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