Le tre dita di “Hunger Games” gesto di protesta e simbolo di resistenza tra gli anti-golpisti che chiedono libertà e democrazia
KUALA LUMPUR (Asiablog) – Cinque studenti universitari sono stati arrestati mercoledì a Khon Kaen, nel nordest della Thailandia, per aver violato il divieto di manifestare imposto dal governo militare che ha preso il potere con un colpo di Stato nel maggio scorso.
I cinque giovani hanno sfidato con tre dita levate in cielo il generale Prayuth Chan-ocha, capo della giunta militare e primo ministro della Thailandia, che si era recato nella regione “rossa” anche per dimostrare di avere il Paese in pugno.
Per i thailandesi contrari alla dittatura militare, il saluto a tre dita con indice, medio e anulare alzati, preso in prestito dalla saga “The Hunger Games”, simbolizza la triade Libertà, Eguaglianza, Fratellanza; oppure, alternativamente, Libertà, Elezioni, Democrazia. Valori dati per scontati nell’Europa che si vuole erede della Rivoluzione Francese e della Resistenza al Nazifascismo, ma principi ancora contestatissimi in un Paese sotto il giogo di un regime aristo-capitalista a trazione militare come la Thailandia.
Gli studenti, che indossavano magliette con la scritta “Non voglio un colpo di stato militare”, sono stati portati via dalle forze di sicurezza immediatamente dopo aver mostrato le tre dita levate in cielo.
Trasferiti in una struttura dell’esercito thailandese, il campo militare di Sri Patcharin, i cinque giovani si sono rifiutati di firmare un accordo che obbliga a non partecipare ad attività politiche.
Sono stati comunque rilasciati dopo circa otto ore, ma dovranno difendersi dall’accusa di aver violato la legge marziale, che il generale Prayuth ha detto di non aver ancora nessuna intenzione di revocare. Rischiano di essere processati dalla corte marziale, dove non esiste l’appello.
Sempre a Khon Kaen nella mattinata erano stati distribuiti volantini con il testo «L’Isan non dà il benvenuto ai dittatori».
Nella serata di mercoledi, altri 11 studenti sono stati arrestati nei pressi del Monumento alla Democrazia di Bangkok per aver organizzato un picnic di solidarietà con i loro compagni i Khon Kaen.
Il saluto a tre dita è ormai uno dei simboli della resistenza popolare contro la dittatura imposta dall’esercito. Il gesto è stato preso in prestito dai film basati sulla serie di libri di Suzanne Collins, dove mostrare le tre dita simboleggia la resistenza e la rivoluzione contro un governo tirannico.
Il terzo film della serie, “Hunger_Games:_Il_canto_della_rivolta_-_Parte_1“, arriva nelle sale thailandesi questa settimana, ma Apex, una delle principali catene di cinema della Thailandia, ha già annullato tutte le proiezioni del film. “Temiamo che i nostri cinema possano essere utilizzati da movimenti politici,” ha detto un rappresentante delle sale cinematografiche Apex alla stampa thailandese.
Giovedi 20 novembre, l’arrivo del film nelle sale di Bangkok è coinciso con una serie di arresti di cittadini che hanno colto l’occasione per esprimere dissenso nei riguardi del regime militare.
La dittatura imposta dall’esercito maggio è stata immediatamente accompagnata da repressione e rigida censura dei media. Il regime ha vietato ogni forma di dissenso, compreso leggere libri come “1984” di George Orwell o manuali di resistenza civile in pubblico. Ad oggi il regime continua a considerare illegale ogni gesto “con intento politico che porti disordini sociali o confusione fatto da gruppi di più di 5 persone”. Molti manifestanti cercano di aggirare il divieto di assembramento riunendosi in piccoli gruppi in segno di protesta, mentre l’espressione del dissenso online è sempre più diffusa e difficilmente contenibile.
Il 18esimo colpo di stato militare in Thailandia dal 1932 ha visto più di 200 accademici, attivisti e giornalisti arbitrariamente detenuti per un massimo di un mese, secondo Human Rights Watch. Persino alcuni accademici e attivisti che hanno espresso critiche al regime dall’estero hanno avuto le loro famiglie minacciate e i passaporti revocati.
Inoltre, il gruppo Thai Lawyers for Human Rights ha documentato come centinaia di persone nel nord-est, la regione più popolosa e più anti-golpista, siano state “convocate, monitorate, seguite e vessate dai militari”.
Un’attivista democratica ha dichiarato di essere stata torturata e minacciata di morte durante il periodo di detenzione in un campo militare.