“… si trovò di fronte Il giardino delle delizie terrene di Hieronymus Bosch. Non era preparato, e il dipinto lo colpì come un pugno che gli fece girare la testa. Si sentiva come se avesse trovato un tesoro che non stava cercando. … Comprese di aver scoperto ciò di cui era alla ricerca. Da allora, appena poteva, tornava di fronte a quel quadro. Indifferente agli altri turisti e visitatori … assoluta concentrazione, come un monaco in meditazione, per osservare ogni minimo dettaglio dell’opera. Poi andava in biblioteca a studiare Bosch per comprendere perché avesse dipinto in quel modo. …Quando tornò a Bangkok … il suo concetto di pittura era cambiato: ora finalmente sapeva quale direzione dovesse prendere la sua arte. Le idee, che erano in nuce prima che lasciasse Bangkok, adesso si erano fatte abbastanza mature da essere messe in pratica. Avrebbe spostato l’attenzione dalla natura alla società e usato come nuovo soggetto la città, la sua confusione tentacolare. Le scene di vita comune di Bangkok sarebbero diventate lo sfondo del dramma della morale moderna che voleva descrivere: le grandi strade affollate e i vicoli, la metropolitana e i bar, i canali putridi, i mercati e le sale massaggio, i condomini di lusso, la vita sul fiume e gli slum. Avrebbe animato quei paesaggi urbani di decadenza e depravazione, di fantasmi affamati e di strane creature con quel misto di avvilimento e indistruttibilità che sopravvive nel singolare dramma di Bangkok.”
(Il viaggio del Naga – Tew Bunnag – Ed. Md’A)
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