“Sempre nel posto sbagliato racconta un mondo sostanzialmente perduto o dimenticato.
… mi parve importante lasciare una testimonianza soggettiva della vita da me vissuta nel mondo arabo, dove ero nato e avevo trascorso gli anni formativi … Molti dei luoghi e molte delle persone di cui parlo in questo libro non esistono più, anche se continuo a stupirmi nello scoprire come essi siano tuttora vivi dentro di me, sovente nei particolari più minuti e più incredibilmente concreti.
Altri impegni di scrittura e di insegnamento mi portavano lontano dai mondi e dalle esperienze che costituiscono la sostanza di questo libro, ma solo apparentemente: la memoria infatti funziona meglio e con maggiore libertà quando non è indotta a impegnarsi in un compito determinato.
Terminato il manoscritto, nel novembre 1998 mi recai a Gerusalemme, per partecipare a un convegno sul paesaggio della Palestina che si teneva a Bir Zeit… In quell’occasione ebbi modo di rendermi nuovamente conto di come la rete di cittadine e di villaggi in cui un tempo vivevano i membri della mia famiglia estesa fosse diventata una serie di località israeliane (Gerusalemme, Haifa, Tiberiade, Nazareth, Acre) dove la minoranza palestinese vive sotto la sovranità dello stato d’Israele. In alcune zone della Cisgiordania e della striscia di Gaza i palestinesi godevano di forme di autonomia, ma dappertutto i soldati israeliani esercitavano il controllo dell’ordine pubblico e della sicurezza, avvertibile in maniera particolarmente cruda lungo i confini, ai posti di blocco e negli aeroporti. Una delle domande che mi venivano immancabilmente rivolte dai funzionari israeliani (infatti il mio passaporto americano segnala che sono nato a Gerusalemme) era in che data esattamente avessi lasciato Israele. E io ogni volta rispondevo che avevo lasciato la Palestina nel dicembre 1947, sottolineando la parola “Palestina”. La domanda successiva era: “Ha parenti qui?”. “Nessuno.” E nel dirlo mi assaliva una sensazione di tristezza e di perdita che io stesso non mi ero aspettato di provare.
A partire dall’inizio della primavera del 1948, la mia famiglia è stata completamente sradicata da quei luoghi, e non é più tornata dall’esilio. Nel 1992, per la prima volta dopo il nostro esodo, ebbi la possibilità di tornare a vedere la nostra casa, a Gerusalemme Ovest, dove sono nato, nonché la casa di Nazareth in cui era cresciuta mia madre, quella di mio zio a Safed e altre abitazioni di parenti e amici. Avevano tutte nuovi occupanti, adesso, e questo, per ragioni di ordine emotivo che non so bene spiegare ma che ebbero un effetto invincibilmente inibente, mi impedì di provare a entrarvi di nuovo, sia pure per dare uno sguardo veloce.”
(Dalla prefazione di: Sempre nel posto sbagliato – Edward W. Said – Ed. Feltrinelli)
Il libro di Edward Said ci racconta la “sua versione dei fatti”, le memorie di un bambino che poi, da adulto, si impegnerà per il popolo palestinese, per uno stato binazionale, laico e democratico. Non violenza ma ricerca della giustizia.
La violenza genera altra violenza. Non pare possa funzionare diversamente e uomini e donne continuano a nascere nel posto sbagliato.
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