Cara amica thai, tu scrivi e ti domandi “a quanti thailandesi importa della libertà di parola???”
Poi aggiungi che per quel che ti riguarda: “non mi interessa assolutamente, sia che riguardi il colpo di stato che la famiglia reale”.
Dici anche che vivere entro le leggi e regole sociali della Thailandia di oggi risale a “forse più di mille anni” e che “questo è ciò che chiamiamo cultura e tradizione! E quando si tratta di queste cose non c’è giusto o sbagliato”.
Dici anche che non è giusto giudicare la cultura o tradizione di un popolo in base alla propria diversa cultura o tradizione. Poi, partendo dalla supposizione che la tua opinione è uguale a quella di tutti i tuoi connazionali, ripeti che: “i thailandesi non hanno alcun problema con il vedersi limitare la libertà di parola su argomenti come il colpo di stato in corso o la famiglia reale fintanto che ciò assicura la pace in Thailandia…”
Mi spiace ma credo che per sostenere la tua tesi a poco serva aggiungere: “Se voi, occidentali, visto che venite da Paesi dove avete il 100% di liberta di parola, non siete felici con le leggi e pratiche della Thailandia, allora ANDATEVENE e tenetevi le “vostre opinioni” per voi. Questa e’ la Thailandia e né “Tu” né la “tua opinione” possono cambiare il nostro modo di essere.”
Nel tuo discorso, cara amica, non fai che ripetere il solito vecchio ritornello del “Tu sei un farang e non puoi capire”.
Mia cara, scordi troppi eventi: proteste e morti e massacri iniziati nella seconda decade di questo secolo (o negli anni Settanta del secolo scorso, direbbe un farang). Una scia di orrori che solo da pochi anni porta i colori di un partito giallo e di un partito rosso ma che, nel tempo, ha sempre presentato sul palcoscenico i medesimi protagonisti: élites che lottano per il potere. Mescoli cultura e tradizione come fossero un corpo unico immutabile e dimentichi la storia; quel che dici mi confonde.
Userò le parole di uno dei personaggi di un romanzo scritto da un thailandese:
«Il karma genera karma: è quello che ha detto il monaco, quello che mi sento ripetere da quando sono nato», disse Arun. «Non ho mai capito sul serio che cosa significhi. Se si tratta di qualcosa che devi fare per ottenere meriti, allora perché tutti i criminali e i politici corrotti del nostro Paese se la passano tanto bene?» (Il viaggio del Naga – Tew Bunnag)
Se ti guardi attorno, ti accorgerai che sono esistiti ed esistono thailandesi che non condividono la tua opinione, perchè di questo si tratta. Di un’opinione. Personale. Costoro non facevano e non fanno altro che attivare il proprio senso critico e si permettevano e si permettono di non approvare la mancanza di libertà in Thailandia. Se non ricordo male, anche Sua Maestà, che di certo non è un occidentale ma un thailandese più o meno come te, non apprezza la Legge che lo tutela da ogni minima critica; ed anche questo mi confonde.
Mia cara, esistono tante altre Nazioni dove i diritti umani non vengono rispettati ed anche contro queste Nazioni si levano voci di protesta, ma nessuno vuol perseguitare un popolo. Si rimprovera chi mal si comporta nei confronti di altri esseri umani.
Chiedere poi, come fai tu, di adattarsi agli eventi che ti circondano, “When in Rome do as Romans do” (“Quando sei a Roma, fa come i romani”), di qualunque tipo essi siano, non serve a nulla ed a nessuno.
Perché non stiamo parlando né di “cultura” né di “tradizione”. Stiamo parlando della “politica”, intesa come attività e modalità di governo, e tu puoi anche disinteressarti della “politica” ma ricorda che la “politica” non si disinteressa mai di te. La politica non si disinteressa mai di noi.
E riguardo alla cultura, ti dirò:
“Pur nei suoi limiti come concetto, la cultura é considerata ormai come soggetto stesso dell’antropologia. Gli antropologi studiano la diversità nella cultura. Come procedono? Prima di tutto operano delle distinzioni. Esistono diversi tipi di cultura, per cui é possibile distinguere una cultura da un’altra. Ma questo, più che un fatto evidente, é un’idea.
Una caratteristica universale degli umani è credere di essere di tipo diverso: «noi» siamo di una sorta, «loro» di un’altra. Ma «noi» o «loro» sono categorie che scaturiscono dalla nostra mente e non sono il risultato di una dimostrazione empirica.
Dopo secoli di dispute, gli antropologi che studiano l’uomo da un punto di vista anatomico e zoologico, concordano quasi del tutto nel ritenere che l’uomo (Homo sapiens) è essenzialmente lo stesso nella sua natura di specie.
Nel passato ci sono state razze regionali di uomini così come ci sono razze di cani, e ciò si riflette nelle diversità morfologiche moderne; ma l’umanità nel suo complesso è talmente incrociata che non sembra ci siano differenze significative di capacità innata o di temperamento fra una «razza» e un’altra. Ne consegue che l’incontestabile diversità delle forme di civilizzazione fra gli uomini deve essere interamente attribuita a differenze di educazione culturale.” (Edmund Leach, Cultura/culture, Enciclopedia Einaudi)
Quindi, consapevole della mia incompletezza di essere umano che sicuramente non conosce tante “cose” e che, per caso, è cresciuto in un luogo diverso e con una diversa educazione culturale, nel dubbio di non aver ben coniugato nei tuoi confronti: rispetto e diritto di critica, mi scuso per le mie parole e su una cosa hai ragione, quando scrivi: จึง เรียน มา เพื่อ โปรด ทราบ (Si prega di essere consapevoli).
Fonte immagini: waithai, beppegrillo.
- Fotografia come esclamazione di vitalità - 19/08/2016
- La Thailandia, la zucca e… il peperoncino - 11/08/2016
- Hiroshima, la bomba di Dio - 06/08/2016