Il frutto della Momordica Cochinchinensis, in lingua thailandese ฟักข้าว (fakkao), è comunemente conosciuto come Gac fruit, Fruit from heaven, o Frutto del cielo.
La pianta, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, è originaria del sudest asiatico e diffusa anche nel meridione cinese e nel nord-est australiano.
Il frutto del cielo è considerato un super frutto per il suo alto contenuto di fitonutrienti: contiene il 40% in più di vitamina C dell’arancia e il 20% in più di beta-carotene (provitamina A) della carota. Contiene anche un antiossidante, il licopene, in quantità superiore del 70% rispetto al pomodoro.
I benefici coadiuvanti del licopene, dalla prevenzione del cancro alla prostata alle malattie cardiovascolari, derivano dalla sua capacità di accumulo nel grasso corporeo, più alto il tasso di licopene minori rischi degenerativi.
La sua ricchezza di acidi grassi rallenta l’invecchiamento della pelle ed è quindi considerato un alimento anti-invecchiamento.
La Momordica Cochinchinensis è una pianta erbacea perenne e, come tutte le cucurbitacee, è una pianta strisciante o rampicante con fusto angoloso e viticci. Anche le caratteristiche comuni ai frutti non si discostano da quelle della famiglia: scorza più o meno dura, polpa carnosa e numerosi semi. La sua pelle esterna è ricoperta di piccole spine morbide, mentre il suo interno rosso scuro è composto da semi ricoperti di polpa.
La produzione, purtroppo, avviene in un periodo relativamente breve dell’anno (con un picco nel mese di dicembre e gennaio), il che rende questo frutto meno comune di altri offerti al mercato, dove per altro viene venduto anche acerbo, e poco utilizzato rispetto ad altri frutti.
Crudo viene trattato come una qualsiasi verdura da cuocere ed ha un sapore molto vicino a quello del cetriolo. A me piace utilizzarlo maturo per ricavarne una bibita fatta comprimendo la polpa rossa carnosa che ricopre i semi, aggiungendo acqua ed, in parte, senza aggiunta di zucchero (per mantenere una maggiore ma gradevole acidità). Questo mi obbliga ad un consumo immediato rispetto al succo con aggiunta di zucchero, che invece metto in frigorifero. La polpa gialla vicina alla buccia, invece, la mangio al cucchiaio cruda o cotta.
Recentemente la commercializzazione del Gac fruit ha iniziato ad espandersi fuori dall’Asia sotto forma di integratori alimentari. Come per altri frutti “miracolosi” che ho proposto non intendo avallare le indicazioni terapeutiche (altra cosa i dati nutrizionali).
Nello scorso secolo, durante una cena, un medico francese che praticava anche omeopatia, ad un certo punto, tra chiacchiere e cibo, ci disse: “Excusez-moi, j’ai un terrible mal de tête”. Si versò un poco d’acqua e trangugiò due compresse di Aspirina. Siccome sino a quel momento si era parlato anche di omeopatia (all’epoca poco conosciuta in Italia) e degli effetti benefici di molte piante, la mia obiezione partì immediata: non c’era contraddizione nell’utilizzare medicinali sintetici da parte di chi propone l’omeopatia quale alternativa al medicinale sintetico?
“Bien, pas de contradiction, l’omeopatia, assieme ad altre sane regole alimentari e motorie, aiuta a prevenire certe patologie, coadiuva l’uso di alcuni medicinali sintetici e, ma solo nel tempo, cura anche alcune patologie non complesse. Se per venire a cena mi fossi messo il soprabito (era inverno, e lui era ospite in un albergo contiguo al locale dove eravamo a cena) non avrei mal di testa, ma non ho messo neppure il capello ed ora se volessi togliermi il mal di testa in breve tempo dovrei mangiare corteccia di salice piangente in una quantità corrispondente al carico di un autotreno con rimorchio, cosa impossibile da fare per qualsiasi apparato digerente umano nel giro di pochi minuti, direi anche poche ore. Se poi uno ci riesce, eh bien, vous pouvez entrer dans le Livre Guinness des records, ha ha ha“.
Certo, questa era solo la sua opinione, ma io ne ho sempre tenuto buon conto.
Tutte le foto: Tiziano Matteucci
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