Sgherri di regime contro manifestanti pacifici: almeno cinque feriti
BANGKOK (Asiablog) –Il Primo Maggio a Phnom Penh, in Cambogia, dove il Governo aveva vietato qualsiasi raduno, le forze di sicurezza hanno disperso con la forza un gruppo di manifestanti. La manifestazione pacifica era animata da circa mille lavoratori e attivisti per i diritti umani, molti dei quali sostenitori della coalizione di opposizione guidata da Sam Rainsy, che ha forti legami con i sindacati. I manifestanti si trovavano nei pressi di Freedom Park, luogo simbolo della lotta contro il regime di Hun Sen, che le autorità avevano chiuso il giorno precedente con tanto di filo spinato per timore di “attività anarchiche.” Secondo le testimonianze, le forze di sicurezza armate di bastoni e tubi metallici si sarebbero improvvisamente scagliate contro i manifestanti, senza aver ricevuto alcuna provocazione.
«Ho visto con i miei occhi cinque persone attaccate, picchiate e ferite,» ha detto Am Sam Ath, attivista per i diritti dei lavoratori presso la Ong Licadho, al quotidiano locale The Cambodia Daily. «Ho visto cinque vittime ma penso che il numero dei feriti sia molto maggiore, perché c’erano almeno 100 guardie di sicurezza che picchiavano diverse persone in luoghi diversi,» ha aggiunto.
Un membro delle forze di sicurezza del governo (vestito di nero, cappello blu) all’attacco fuori del Freedom Park di Phnom Penh, Cambogia. Circa 1.000 operai e sostenitori della coalizione di opposizione stavano manifestanndo fuori Freedom del Park, che era stato sbarrato e sigillato il giorno precedente. Foto AP.
Come altri Paesi del sud e sudest asiatico, la Cambogia è caratterizzata da bassi costi di produzione e sindacati dei lavoratori atrofici, stretti nella morsa della repressione governativa e dello strapotere degli investitori esteri. L’industria tessile è il settore di punta dell’economia cambogiana in quanto rappresenta il 75 per cento delle esportazioni del Regno e la maggiore fonte di valuta straniera. Migliaia di aziende di ogni dimensione garantiscono un impiego a circa 400.000 cambogiani che producono abiti per marche di fama internazionale come H&M e Gap. Sindacati e organizzazioni internazionali denunciano le pessime condizioni di lavoro e le basse remunerazioni. I lavoratori chiedono un aumento del salario minimo a 160 dollari al mese, sostenendo che l’attuale salario minimo di 100 dollari non è sufficiente per vivere. Oltre a salari migliori, i lavoratori cambogiani chiedono il rispetto dei loro diritti.
«Chiediamo il rispetto dei diritti nelle fabbriche di abbigliamento della Cambogia,» ha dichiarato il Centro cambogiano per i diritti umani in occasione del Primo Maggio. «L’industria dell’abbigliamento è caratterizzata da luoghi di lavoro malsani e condizioni di vita misere, salari insufficienti, precarietà, violenza di genere e diffuse violazioni della libertà di associazione e dei diritti sindacali,» ha aggiunto.
L’anno scorso, circa 300 operai di un impianto tessile cambogiano che produce abiti per la Nike erano stati licenziati per aver scioperato.
«E’ un peccato che non siamo riusciti a festeggiare il Primo Maggio nel modo migliore,» ha detto Ath Thorn, presidente della Coalition of Cambodian Apparel Workers Democratic Union. «I diritti dei lavoratori sono stati soppressi ancora una volta.»
La Cambogia, ex colonia francese in Indocina, è oggi uno dei paesi più poveri al mondo. In media, un cambogiano guadagna circa 525 euro l’anno.
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