Prima c’è stato lo spot della True Move, una compagnia di telecomunicazioni thailandese, ed ora è il momento dello spot della Thai Life Insurance.
Spot pubblicitari che hanno superato i confini thailandesi per fare il giro del mondo e commuovere milioni di persone. Ottimi prodotti multimediali, ma pur sempre “moderna pubblicità”.
Chi si commuove per questi spot forse non si rende conto che il messaggio di solidarietà ed altruismo sta già scritto da millenni in molti dei libri considerati sacri da una parte dell’umanità e testi etici da chi non crede in una qualche Divinità. E questi libri testimoniano, quanto meno, di come già le ancor più antiche comunità umane basassero la loro sopravvivenza sulla cooperazione, sulla mutua assistenza nella difficoltà. Un altruismo istintivo che anche oggi ritroviamo sempre quando accade una qualche catastrofe, un terremoto, un’inondazione, uno tsunami.
Se tieni a bada quei sentimenti che vogliono “venderti”, cosa vedi?
In fondo solo una sequenza di immagini che mostrano l’inefficienza di uno Stato (non dico thailandese, potrebbe anche essere l’Italia o un’altra delle tante nazioni di questo mondo). Uno Stato in cui la diseguaglianza è lungi dall’essere sconfitta e che offre buona salute ed ottima istruzione solo a chi può permetterselo. Un posto dove i vecchi spingono il carretto invece di sedersi a godere la vecchiaia e dove, per non morire, o vendi quel poco che hai o rubi. Uno Stato che demanda all’infinito la salvezza affidandola al caso, alla Provvidenza, al buon cuore.
Questi spot esaltano l’altruismo ma fanno dimenticare le inefficienze e confondono le responsabilità. Non dovremmo commuoverci, dovremmo indignarci, anche solo per come manipolano i nostri sentimenti e la nostra vita.
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