Nel post precedente ho proposto la lettura dei programmi, per le imminenti elezioni europee, dei due principali gruppi politici, PPE e PSE, gruppi nei quali si riconoscono Forza Italia e Partito democratico.
Forse inutile ripetere di quanto l’assenza di un confronto / dibattito pubblico, indirizzato verso tematiche importanti quali le tematiche socio/economiche, affidate solo agli slogan o ad affermazioni spesso ambigue, depauperi il cittadino di un suo diritto e favorisca i politici al potere ma anche quelle formazioni politiche che, seppur diverse per matrice, possono trovare nell’antieuropeismo tout court un comune denominatore.
Il M5S è l’unico movimento politico italiano (di consistenza elettorale paragonabile a PD/FI) che partecipa in solitario. L’atteggiamento politico programmatico non si smentisce, identico a quello mantenuto dal suo ingresso nella scena politica italiana.
Un critico finissimo e particolarmente propositivo/costruttivo riguardo a taluni temi ma critico criptico riguardo ad altri temi pur importanti con una frammentazione non chiarita di temi basilari.
Un mix di precisione e vaghezza che lo differenzia dagli altri partiti nella forma, in quanto affidata a slogan che trovano chiarimenti (non sempre) in post del blog di Grillo, ma anche perché al M5S non sono imputabili errori/orrori rispetto al passato (anche se per mantenere questa verginità, il M5S, deve sottoporsi a normali purghe interne che molto eccitano il giornalismo italiano e che, probabile, si verificheranno anche al Parlamento Europeo).
In aggiunta a questo si deve anche tener conto che le proposte che esulano del programma, a quanto pare, possono venire anche dal solo Beppe Grillo (vedi il caso Legge sull’immigrazione ed oggi il Federalismo). Questo per evidenziare come il programma europeo sconta lo schema propostoci sino ad oggi dal M5S.
7 punti per l’Europa:
1-Referendum per la permanenza nell’euro
2-Abolizione del Fiscal Compact
3-Adozione degli Eurobond
4-Alleanza tra i paesi mediterranei per una politica comune
5-Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di bilancio
6-Finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni
7-Abolizione del pareggio di bilancio
Scarno ed essenziale. Peccato che nella ricerca di essenzialità si eviti di specificare. Referendum, par di sapere, solo consultivo, ovvero: conosciamo il parere degli elettori al riguardo e (forse) prenderemo provvedimenti. Peccato che in caso di maggioranza di voti favorevole all’uscita dall’euro avvisiamo in largo anticipo i mercati delle nostre probabili intenzioni, giusto per far precipitare la già disastrata finanza italiana.
Certo che chiedere conferme sull’euro e poi volere gli eurobond è qualcosa da spiegare. Anche i punti 2/5 /6/7 sarebbero da spiegare. C’è da ritenere che si tratti di proposte frazionate di quella proposta unica (avanzata anche da altri) circa la revisione della politica economica europea sino ad ora seguita. Molti dei punti riprendono proposte anche di altri (sia economisti che forze politiche), l’alleanza tra Stati deboli per contrastare lo strapotere della Germania, la revisione dei parametri economici stabiliti (Fiscal Compat, regole di Deficit e di Bilancio). Leggiamo di un plausibile dubbio sull’euro e che l’ “europarlamento è come un Grand Hotel in cui si alloggia fino alla prima opportunità elettorale in Italia, come successe per D’Alema, o un sontuoso cimitero degli elefanti di politici trombati e di seconde file” (qui), quindi non antieuropeismo come viene inteso, ad esempio dalla Lega Nord, ma un approccio simile a quello delle elezioni nazionali, “il MoVimento 5 Stelle entrerà in Europa per cambiarla, renderla democratica, trasparente, con decisioni condivise a livello referendario” (idem).
A voler sintetizzare la posizione del M5S, direi: Trema Europa che arriviamo.
Alla Lista Tsipras ho già fatto cenno, voluta e sostenuta in Italia da un gruppo di intellettuali, sostiene la candidatura di Alexis Tsipras, capo del partito greco Syriza. Lista che si è data regole restrittive, per entrare nella lista dei candidati, al fine di evitare che si propongano quei politici definiti “di professione”.
“Questa non è la nostra Europa. È solo l’Europa che vogliamo cambiare. Al posto di un’Europa piena di paura della disoccupazione, della disabilità, della vecchiaia e della povertà; al posto di un’Europa che ridistribuisce i guadagni ai ricchi e la paura ai poveri; al posto di un’Europa che serve le necessità dei banchieri, vogliamo un’Europa al servizio dei bisogni umani”. (preambolo di Tsipras ai dieci punti del programma).
La Lista Tsipras aderisce a SE che, nell’attuale parlamento, è rappresentato nel GUE/NGL (terzultima forza come numero di rappresentanti).
Il programma di Sinistra europa… è di sinistra. Proposte e temi già presenti in altri programmi, che vengono così sintetizzati:
– Rilancio dell’attività economica per soddisfare necessità sociali quali il rispetto dell’ambiente e la lotta contro il precariato e la disoccupazione, specialmente tra i giovani e le donne.
– Riacquistare potere sulla finanza.
Ma anche inediti o formulati con più forza (rispetto ai precedenti programmi che ho proposto):
– Il debito non sarà pagato. Audit dei cittadini sul debito pubblico. Cancellazione del debito illegittimo e sua riformulazione.
– Stop ai piani di austerità al fine di prevenire una catastrofe umana e umanitaria.
– Rinforzare l’indipendenza dei paesi europei rispetto agli USA e alla NATO, rifiutando il programma Swift (causa di intercettazioni di massa da parte degli Stati Uniti in Europa).
Più chiaro di cosi. Non antieuropeisti ma riformatori dall’interno, diciamo: sulle tracce del M5S. Ma, come ho già scritto, evidenti le difficoltà che troveranno, nel contrapporsi ai (cosiddetti) moderati (poco inclini ad accettare nuove politiche redistributive) se non agli euro-scettici, su di un palcoscenico dominato da partiti pronti ad afferrare l’occasione fornita loro da una maggioranza di cittadini poco informati ma critici nei confronti dell’Europa. A voler anche in questo caso sintetizzare la proposta lascerei, in omaggio a Tsipras, cittadino di una nazione simbolo dello contraddizioni europee ma anche dimostrazione del vuoto politico italiano: “L’altra Europa”.
Riguardo a M5S e Lista Tsipras aggiungo solo che l’aggressività del M5S probabilmente infastidirà la classe politica ora al potere in Europa (in Italia è dato certo), mentre la Lista Tsipras può piacere ai politici in carica in quanto rappresenta una posizione politica nota (e da tempo tra le specie in via d’estinzione in Italia) ed al momento gestibile, ma solo al momento. Qualsiasi programma politico, i buoni propositi, corre il rischio di restare infangato, in una Commissione Europea a maggioranza contraria se non nella successiva approvazione del Parlamento Europeo, con possibilità quasi nulle di incidere nel breve periodo sull’Unione Europea.
Non proporrò i programmi di altri gruppi o partiti politici, gli ultimi sondaggi danno tutti gli altri “non pervenuti“.
Il mio solo scopo è quello di invitare alla lettura dei programmi, ho aggiunto qualche commento (lecito/illecito, decida il lettore) estrapolando arbitrariamente parti utili a sostenerlo.
Il complesso di ogni singola proposta, tolti i paragrafi inutili, è in tutti i casi molto più ampio e riporta sempre una sola certezza: l’Europa Unita è in crisi.
Crisi economica (con ripercussioni negative sul tessuto sociale meno difeso – le banche sono state forse salvate ed i ricchi non risentono mai delle crisi, anzi) generata dalla politica o subita dalla politica?
Tutti i programmi puntano il dito (più o meno accusatorio) verso la finanza internazionale quasi a confermare che non è la moneta euro la causa del male.
La causa dei nostri mali, quindi sarà la debolezza della costruzione europea?
Tutti propongono (più o meno importanti) riforme strutturali alla costruzione europea.
Ma cosa accadrebbe nel caso di una repentina ricaduta della crisi finanziaria? Una cosa pare certa, tutti gli stati hanno un “piano B” nel caso l’euro si sciolga sotto le pressioni del mercato finanziario internazionale e questo dimostra come non esista un fronte comune per affrontare terremoti futuri.
Fonte immagini: presseurop, beppegrillo, ancorafischia,Wikipedia.
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