Alla fine di maggio l’Unione europea andrà al voto. Credo che non ci sia stato, dall’atto della sua costituzione, un momento più difficile dell’attuale per molti dei cittadini dell’Unione. Le difficoltà del sistema economico/sociale sono sotto gli occhi (o per chi preferisce: nelle tasche) di tutti, il sistema politico sembra lontano dagli elettori e questo si somma alla denunciata diluizione della democrazia.
L’impressione di scarsa propensione ad affrontare la crisi economica con politiche condivise è più che confermata ed in Italia in particolare l’impressione è che la politica sia paralizzata in una eterna campagna elettorale.
Nel discorsi (proclami) ufficiali vengono sempre citati i problemi più urgenti quali: rilancio del lavoro, soprattutto dei giovani, e della competitività.
Ed allora guardiamo le ricette europee.
Forza Italia appartiene allo schieramento europeo del PPE.
“Il Gruppo PPE promuove un’Europa forte, basata sul principio di sussidiarietà. Il nostro obiettivo è creare un’economia sociale di mercato più competitiva, inclusiva e sostenibile in un’Europa sempre più vicina ai suoi cittadini. Siamo determinati a portare avanti le politiche necessarie per conseguire il nostro obiettivo nella convinzione che un’Europa più forte sia la giusta risposta”.
“ll gruppo PPE ritiene che un adeguato equilibrio di bilancio possa essere un volano per la crescita e gli investimenti nell’UE, contribuendo così alla ripresa sostenibile dell’Europa dalla crisi. L’interesse primario dei cittadini europei è rafforzare la competitività dell’economia europea. Qualunque bilancio dell’UE deve preservare il sostegno accordato alle politiche orientate al futuro”.(vedi programma)
“All’origine dell’Unione europea vi è stato un raggruppamento di interessi economici, volto a evitare il verificarsi di conflitti simili a quello della seconda guerra mondiale”.(idem)
Meglio la sottile violenza del libero mercato rispetto alla violenza della guerra(?).
“Questo spiega perché abbiamo lottato duramente per ottenere una legislazione migliore che rifletta il modo in cui gli Stati membri dell’Unione europea sono attualmente collegati gli uni agli altri. Un elemento importante consiste nel migliorare la nostra governance economica. Sebbene molto sia già stato fatto (il rafforzamento del Patto di crescita e di stabilità …abbiamo bisogno di regole più vincolanti e di una maggiore responsabilità nel coordinamento delle politiche economiche nazionali per salvaguardare la prosperità dei cittadini europei attraverso un quadro giuridico e istituzionale che garantisca sia la responsabilità che la solidarietà tra i paesi i cui interessi sono già collegati tra di loro.
La crisi finanziaria ha messo in evidenza la necessità di migliorare la regolamentazione del sistema finanziario.
Un’economia più forte richiede inoltre di garantire lo stesso livello di protezione dei consumatori … oltre a una maggiore chiarezza dei diritti attraverso una legislazione transfrontaliera sulla protezione dei consumatori”.(idem)
Vien da sorridere a vedere i cittadini definiti: consumatori ed a vedere certe chiare ammissioni di errori commessi sino ad oggi. Viene spontaneo chiedersi chi sedesse in Parlamento in questi ultimi 5 anni in attesa di regolamentare il sistema finanziario.
Direi un misto di critiche nazionali alla gestione comune che viene fatta senza per questo intaccare profondamente l’attuale stato delle cose, non per nulla oggi il PPE ha la rappresentanza più numerosa al Parlamento europeo.
Non c’è quindi da attenderci nulla di estremamente diverso dalla politica sino ad oggi seguita se non piccoli aggiustamenti tendenzialmente mediati tra Stati forti e da cui le esigenze degli Stati deboli usciranno sempre più o meno penalizzate. Credo di poter sintetizzare la proposta politica PPE con un sintetico: Avanti con questa Europa.
Il PD appartiene allo schieramento del PES.
Anche in questo caso ci troviamo davanti ad un gruppo parlamentare attualmente ben rappresentato (il secondo numericamente) che, nonostante in teoria sia in contrapposizione al PPE, offre una programma anch’esso basato su modifiche dell’attuale stato dei fatti partendo dai medesimi presupposti del PPE e quindi in gran parte viziato dalla medesima prosopopea.
“Per creare posti di lavoro e far ripartire l’economia, attribuiremo un’importanza prioritaria all’innovazione, alla ricerca, alla formazione e alla politica di reindustrializzazione intelligente”
“Dobbiamo agire attivamente per porre in essere un quadro di riferimento che consenta al settore finanziario di lavorare per l’economia reale”
”Ci batteremo per un’Europa che non lasci indietro nessuno”
”Il principio di uguaglianza deve essere al centro del concetto stesso di cittadinanza europea”
”Ci batteremo per un’Europa che rispetti i diritti e gli obblighi di ciascuno, che non sia fondata sul pregiudizio, sull’odio e sulla divisione”(vedi programma)
Ammirevole la definizione: reindustrializzazione intelligente, non facile definire se esistano colpe per chi ha stupidamente distrutto il tessuto industriale della propria nazione. Ma, anche se il linguaggio adottato deve essere interpretato, par di capire: diverso utilizzo di risorse comunitarie (comunque di non ben definita provenienza) e regolamentazione del sistema finanziario. Le promesse finanziariamente non onerose che vanno dalla non esclusione sociale alla lotta all’odio, sembrano corone di fiori alla memoria sulla tomba delle vittime.
Ma anche qui vien da sorridere a vedere l’elenco degli errori commessi sino ad oggi e spontaneo ri-chiedersi chi sedesse in Parlamento in questi ultimi 5 anni.
Non credo ci si possa attendere interventi rapidi ed estremamente decisi, sia verso l’attuale politica economica comunitaria sia nei confronti del sistema finanziario internazionale. Forse vedremo aggiustamenti tendenzialmente dettati dalle tensioni sociali o politiche interne dei singoli Stati, se non da una ricaduta della crisi economica. In sostanza un permanere delle attuali forze in campo sino a quando qualche Stato forte non vedrà avvicinarsi il baratro (ovvero: la “luce in fondo al tunnel” si rivela essere “i fari del treno che ci travolge”, e questo vale anche per la posizione del PPE). A voler sintetizzare la proposta PES, direi: Avanti Europa ma con giudizio.
Il mantenimento delle attuali posizioni, salve le modifiche promesse da parte di PPE e PES (i due gruppi politici più rilevanti nel Parlamento europeo), sommate all’evidente mancanza di un dibattito pubblico sulle reali problematiche della zona euro, possono portare a due risultati.
Un risultato positivo per le forze in campo e quindi il ripetersi della precedente legislatura con i suoi pregi ed i suoi difetti (che si promette di risolvere), un risultato ambiguo perché non porterà, se non in minima parte, modifiche nel breve tempo di alcune gravi disfunzioni e difficoltà percepite dagli elettori.
Il risultato negativo , a mio modo di vedere molto probabile, di questa assenza di dibattito pubblico consiste nel fatto che crea lo spazio ideale al consolidarsi di posizioni populiste, siano esse anti europeiste e/o xenofobe.
Corriamo il rischio che dalle prossime elezioni esca un Parlamento europeo che, invece di avere un maggior potere per risanare, sia bloccato dai gruppi anti europeisti accomunati dalle loro paure, dalla paura degli immigrati a quello della moneta unica, della paura della globalizzazione finanziaria alla concorrenza di mercato. Un agglomerato esplosivo che potrebbe far crollare l’Unione europea.
fonte immagini: andreacanil , wikipedia
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