A me a scuola raccontarono che Cristoforo Colombo, per poter navigare verso le Indie viaggiando verso ovest, incontrò i maggiori ostacoli nel reperimento dei fondi necessari. Ben pochi intendevano finanziare un viaggio oltre le Colonne d’Ercole, limite noto di una Terra piatta.
Solo molti anni dopo appresi che Eratostane da Cirene nel 240 a.C. (circa 1.700 anni prima di Colombo), aveva misurato la circonferenza della Terra con un errore di soli 150 km.
Eratostane era stato anche Bibliotecario della Grande Biblioteca di Alessandria, bruciata nel 642 d.C.
Quando bruciò la Grande Biblioteca di Alessandria molte delle conoscenze umane andarono distrutte e servirono secoli per riapprendere. Nei libri si tenta di raccogliere tutto lo scibile umano: esperienze, eventi, storia, scienza e quant’altro.
A differenza della memoria, che influisce sul nostro modo d’essere, sulla nostra coscienza, ma raccoglie solo quel che avviene nel presente, la conoscenza ci offre nozioni che possono influire sul nostro modo di “vedere le cose” e di “fare le cose”.
“Anno 2033, siamo appena entrati nella Terza Grande Recessione.
Anche se gli elettori hanno finalmente cacciato il Tea Party da Washington, la situazione finanziaria della nazione rimane disperata.
New York in particolare deve affrontare un deficit ormai alle stelle, dovuto all’ultimo crollo di Wall Street e alla bancarotta della Goldman Chase.
Nella City Hall il sindaco appena eletto lancia un’occhiata avida alla sede principale della New York Public Library, pensando a quanto denaro potrebbe fare con la sua vendita, assieme alle altre trenta sedi sparse in tutti i cinque distretti della città. Dopo uno strenuo negoziato, il sindaco annuncia l’accordo con Googlezon: l’azienda metterà a disposizione nel suo database cinquanta copie digitali di ogni libro per i residenti della città, che potranno prenderle in prestito per due settimane su un supporto di lettura da loro scelto.
Due anni dopo, nel luogo dove una volta c’era la sede principale della biblioteca, il sindaco taglia con orgoglio il nastro per l’inaugurazione del Bryant Park Mall.
I servizi che un tempo erano svolti dai bibliotecari, ora sono stati rimpiazzati da pacchetti di software sulla «nuvola», inclusa l’assistenza online disponibile in caso di problemi tecnici (molti degli operatori si trovano fisicamente in un sobborgo di Manila).
Che ci piaccia o meno, le grandi biblioteche pubbliche del mondo semplicemente non potranno rimanere ciò che erano un tempo; non in un’epoca di rigido contenimento dei costi, nella quale un sempre maggior numero di cittadini porta nelle proprie tasche e nelle proprie borse più o meno l’equivalente di parecchie biblioteche di ricerca. Il cambiamento ci sta addosso. (…) In definitiva, le biblioteche per sopravvivere debbono rendersi partecipi di una nuova sfera pubblica, in parte digitale, ed essere attente ai suoi bisogni e ritmi così come a quelli della cultura e dello studio tradizionali. Sarà un equilibrio difficile da raggiungere: qualcosa andrà perso, e gli amanti del sapere nelle sue forme tradizionali continueranno a levare le proprie lamentazioni. Ma se non cerchiamo di trovare questo equilibrio, e di portare le biblioteche in una nuova era – bene, vediamoci fra qualche anno al Bryant Park Mall per discutere della questione.” (La biblioteca senza libri – David Bell con una replica di Riccardo Ridi – Ed.Quodlibet)“… se e quando, fra molti anni (Bell parla di venti o trenta, ma io come minimo li raddoppierei), tutti i libri e le riviste del mondo saranno davvero ben conservati, ben catalogati e disponibili gratuitamente per sempre e per chiunque attraverso internet, non esisteranno più le biblioteche come le conosciamo oggi, ma nessuno ne sentirà la mancanza, perché la stessa internet sarà allora la più grande biblioteca del mondo, sempre aperta, sempre in ordine, sempre completa e sempre aggiornata; e neppure i bibliotecari si lamenteranno, perché molti di loro lavoreranno come e più di adesso per mantenerla efficiente e per aiutare tutti noi a trovare, valutare e scegliere le informazioni e i documenti di cui comunque – anche nel futuro più fantascientifico – avremo sempre bisogno o curiosità.” (La biblioteca senza libri – David Bell con una replica di Riccardo Ridi – Ed. Quodlibet)
Dopo tanti tentennamenti mi sono comprato un lettore elettronico, insomma: un E-Book Reader. Uno dei primi libri che ho acquistato e letto ha un titolo emblematico: “La biblioteca senza libri”. Mi interessava conoscere la visione di due esperti del settore perché mi ritrovavo comunque in difficoltà dinnanzi ad un e-book.
Leggendo il mio primo e-book ho scoperto che le mie perplessità erano le manie di un vecchio lettore (tendenzialmente bibliofilo) e sono quindi insanabili. Ho scoperto, anche, tutti gli aspetti tecnici e legali ancora da superare ma, soprattutto, che rimane il vero unico rischio esistente: la potenziale supremazia degli editori, del buon caro Libero Mercato, nei confronti dei lettori. Del web si decanta la libertà, tutti possono scrivere ed essere letti superando i limiti (principalmente economici) imposti da un editore. Ma anche ammesso che il web diventi realmente libero ovunque (ed oggi non lo è) si corre ancora il rischio che la qualità dell’offerta decada – come è decaduta nel tempo – ad un ritmo superiore all’attuale. Sono i buoni libri che fanno i buoni lettori e non viceversa.
Fonte immagini: diquaedila, atlantidezine
- Fotografia come esclamazione di vitalità - 19/08/2016
- La Thailandia, la zucca e… il peperoncino - 11/08/2016
- Hiroshima, la bomba di Dio - 06/08/2016