“Tradizionalmente noi thailandesi non siamo molto politicizzati. L’appartenenza politica di una persona non importava molto. Ma in questi giorni, ci guardiamo l’un l’altro più sospettosamente. Colori della bandiera? Solo rossa? Attenzione!
Fascia per capelli, bandiera thailandese o semplicemente rossa. Che dire del braccialetto? Guardate la T-shirt. E quello è un fischietto? Improvvisamente queste sono le cose che notiamo sugli altri quando siamo in pubblico.
Gruppi Line spezzettati, amici Facebook bloccati. Scorrete verso il basso un gruppo di Instagram e saprete esattamente che amico non vedrete per un po’.
Quando mi capita di incontrare persone nuove metto subito le mani in un modo da potermi permettere un wai (saluto tradizionale –ndt), una stretta di mano o un abbraccio, o per bloccare un pugno. Non si sa mai in questi giorni.” Il resto, in inglese, lo trovate qui:
Svegliati, Thailandia – Voranai Vanijaka – BangkokPost
Quel che accade oggi in Thailandia è complesso e le cronache ed i commenti si succedono seguendo la successione degli eventi.
Quel che si apprende dai quotidiani italiani (per non dire le tv) sconta la consapevolezza redazionale dello scarso interesse, del cittadino medio italiano, per vicende tanto lontane.
Quel che invece si può leggere su quotidiani thailandesi ed internazionali e sui blog dedicati all’Asia (scritti da indigeni o da stranieri), se non i social network, sconta le identiche problematiche dell’informazione in generale (ed in particolare per l’editoria italiana nell’ambito delle nazioni cosiddette democratiche).
La quantità di notizie, oggi disponibili, è allucinante, lo sviluppo e l’espansione di Internet ti fanno trovare notizie e commenti su qualsiasi evento. Ma spesso ti ritrovi davanti ad una massa irregolare e diversificata.
L’aspetto più doloroso, di questa massa di informazioni, è rappresentato dalle “visioni di parte”. Commissionate o meno che siano, per partito preso (politico o meno), interesse e, anche se le anime candide sono molto scarse, buonafede. Persistente anche l’insistenza mediatica su aspetti collaterali (in realtà spesso futili) che, evitando l’argomento vitale, suscitano a volte più scalpore dell’evento stesso.
Da quella poca Thailandia che mi circonda, lontana da Bangkok, potrei dire che la protesta in piazza è di alcuni, non di tutti. Ma sono anche poco interessato alla partecipazione diretta a questi eventi e quindi la mia è poco più che l’impressione personale di uno che vive … in un altro mondo. Ma il mio giudizio sulle questioni in causa non per questo restano in sospeso, qualche informazione sulla situazione generale l’ho raccolta e le mie simpatie vanno verso coloro che lottano per la Democrazia.
La Democrazia qui è sconosciuta ai tanti e ben conosciuta da pochi.
E una grossa porzione di coloro che la conoscono, proprio perché ben la conoscono, la ostacolano.
Quindi: L’articolo che vi ho proposto a molti potrà apparire banale se non offensivo e sicuramente è di parte, quella parte che cerca di iniettare: Democrazia.
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