Il Wat Dhammachraksemaram (in lingua thailandese: วัดธรรมจักรเสมาราม) si trova a Sung Noen (nella provincia di Nakhon Ratchasima) ed ospita la statua del Buddha sdraiato (พระนอน) o disteso (พระพุทธไสยาสน์) più antica della Thailandia.
Non è facilmente raggiungibile se non provvisti di un mezzo proprio. Per districarsi nell’intreccio di stradine di campagna che circondano il Wat, seguite queste le coordinate: 14.917085, 101.794374
La statua, costruita attorno al VII/VIII secolo con blocchi di pietra arenaria, e da poco protetta con una grande tettoia, dimostra tutti i suoi anni.
Nel complesso del Wat si trova anche una Ruota della Legge Buddhista datata ad un periodo anteriore alla statua del Buddha.
L’originale viene conservato (direi: nascosto) in una mai spolverata teca di vetro mentre la copia viene omaggiata dai devoti.
Il Buddha sdraiato, una delle quattro posizioni basilari in cui viene riprodotto Buddha, è associata agli attimi precedenti il raggiungimento del nirvana.
Le rare volte che dalle mie parti si proponeva una serata con il giornalista Michele Serra cercavo di non mancare. Ho sempre ammirato le sue “riflessioni”, anche se, a volte, la sua visione dei fatti non mi convinceva del tutto. Ma questo rientra nella logica della vita e le poche volte che ci siamo incontrati lui parlava ed io ero un silente ascoltatore che preferiva riflettere sui dubbi, miei e suoi.
Il suo ultimo libro, Gli sdraiati, l’ho letto in un pomeriggio ma non l’ho ancora chiuso, continua a restare aperto. Ed in me è scattata, se mai esiste, un empatia generazionale specifica.
Nel libro trovate un genitore che oggi ha quasi 60 anni ed un figlio poco più che maggiorenne e tutta l’impotenza dell’affetto paterno di questo genitore che, come me, alla fine non chiedeva altro se non: “Lasciare pulito il cesso. Spegnere le luci. Chiudere i cassetti e le ante degli armadi.”
Nel rispondere alle domande di alcuni ragazzi, in occasione della presentazione del suo libro, Serra afferma: “La mia generazione? Sicuramente sconfitta dal consumismo”.
Io mi sento sconfitto dal pensiero di non aver potuto regalare ai miei figli un mondo migliore. Forse sbaglio. Chi deve decidere qual è il mondo migliore per gli altri ?
Forse non è sconfitta ma dispiacere personale e generazionale … forse, ci devo riflettere.
E poi mia figlia o mio figlio, sdraiati sul divano coi loro tatuaggi e le loro cuffie nelle orecchie, forse, cercavano il loro nirvana… ci devo riflettere.
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