Le domeniche d’estate mio nonno mi portava alla Santa Messa. Lui e altri anziani del paese sedevano sugli scranni lignei posti su due lati dell’abside, io mi sistemavo tra le sue ginocchia.
L’abside della piccola chiesa di San Martino all’epoca non era ancora sovrastata da un Cristo in croce (opera di Pietro Annigoni) ma, pur con tutta la sua triste plasticità , non mi avrebbe comunque invogliato a stare fermo, fuori c’erano: sole, prati e compagni di giochi. Poi c’era un problema olfattivo. La vecchia e inferma madre del priore che, immancabilmente, se la “faceva addosso” durante la Messa.
Insomma: una sofferenza che decisi doveva essere in qualche modo ricompensata. Avvisai quindi mio nonno, buon masticatore di tabacco, che se voleva continuare a portarmi a messa doveva prima comprarmi una “civingumma” altrimenti io, per tutta la funzione avrei ripetuto: ”Civingumma, civingumma, civingumma…”.
Civingumma non è altro che la traduzione fonetica di “chewing gum” che tutti utilizzavano nel paese di mia madre.
Il “chewing gum“, ideato dallo statunitense John Curtis nel 1848, viene ricavato dal tronco della Sapodilla da cui si ottiene una gomma alimentare molto elastica.
La Sapodilla (Manilkara zapota) è un albero originario del Messico ma oggi coltivato anche in Thailandia, dove è chiamato lamut — ละมุด.
Il frutto ha buccia vellutata e una polpa consistente. Il sapore è dolce, ricorda il miele assieme al gusto di pera e albicocca. Ottimo in macedonia ma anche per fare sorbetti e creme.
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Per quanto riguarda le proprietà terapeutiche, la sapodilla è un frutto ricco di vitamina A e C, di calcio e di fosforo. L’apporto calorico è di 83 calorie per 100 grammi di prodotto.
Warning: l’apporto calorico di 100 grammi di chewing gum è un altro e forse, ma solo “forse”, contiene anche vitamine, calcio e fosforo.
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