Migliaia le vittime: bilancio tragico e provvisorio
BANGKOK (Asiablog) – Dal 7 al 10 novembre il super tifone Yolanda, meglio conosciuto col nome internazionale di Haiyan, ha attraversato le Filippine a 300 chilometri all’ora lasciando una scia di distruzione. La devastazione portata dal tifone, uno dei più violenti che si siano mai registrati, ha interessato circa 7 milioni di filippini. I morti sono migliaia, anche se non vi è alcun bilancio ufficiale delle vittime, data la situazione caotica sul terreno e la vastità della zona colpita. Le Filippine sono un’arcipelago del Pacifico occidentale composto da migliaia di isole. La capitale Manila soffre annualmente la stagione dei tifoni, ma questa volta la natura ha colpito più a sud, nella regione di Visayas. La tempesta è arrivata sulla scia di un terremoto del 7.2 Richter nella stessa regione nel mese di ottobre. Il terremoto demolì molti edifici storici e lasciò più di 200 morti. All’arrivo del tifone molti dei sopravvissuti vivevano ancora nelle tende.
TACLOBAN – La devastazione di alcune città è quasi completa, con cadaveri ammucchiati insieme ai rifiuti per le strade e praticamente senza strutture rimaste in piedi. Ma è la città di Tacloban, nella regione del Visayas Orientale, che i media internazionali hanno promosso a città simbolo della furia di Haiyan. Qui il bilancio è stato aggravato dal fatto che, nonostante gli avvertimenti arrivati nei giorni precedenti, molti cittadini non erano riusciti a trovare un riparo adeguato. Inoltre, uno degli edifici scelto come rifugio, l’aeroporto, è stato completamente distrutto dalla forza della tempesta. Le immagini che arrivano da Tacloban ricordano lo tsunami del 2004 che colpì le coste dell’Oceano Indiano, ed in particolare Indonesia, Thailandia ed India.
CAMBIAMENTI CLIMATICI – La comunità internazionale ha risposto rapidamente alle richieste di aiuti, tuttavia la situazione rimane disperata per alcuni dei sopravvissuti. L’arrivo di Haiyan ha anche coinciso con la Convenzione quadro_ delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), riunita a Varsavia dall’11 al 22 novembre nella sostanziale indifferenza dei media. Haiyan ha messo in evidenza il legame tra riscaldamento globale ed un aumento dell’incidenza dei fenomeni meteorologici distruttivi. Con le acque del Pacifico che continuano a scaldarsi, i tifoni diventano più forti e più probabili. La responsabilità di Haiyan si trova dunque anche nei modelli di sviluppo e di consumo insostenibili perseguiti dalla comunità internazionale.
IL PAESE DELLE OLIGARCHIE – Tuttavia ci sono anche notevoli problemi di governance all’interno delle Filippine che hanno contribuito non poco al devastante impatto del tifone. Le Filippine sono largamente percepite come un paese corrotto, gestito da una oligarchia composta da un numero ristretto di dinastie politiche e affaristiche. L’attuale Capo dello Stato, Benigno_Aquino_III, è il figlio dell’ex presidente Cory Aquino e del senatore Benigno Aquino Jr. Suo padre fu assassinato all’aeroporto di Manila nel 1983 mentre rientrava dall’esilio negli Stati Uniti. Il suo martirio, presumibilmente per mano del regime del dittatore anti-comunista Ferdinando Marcos, spinse la moglie alla presidenza nel 1986. Durante la campagna elettorale del 2013, Aquino III è riuscito a proporre la similitudine tra la famiglia Aquino – padre, madre e figlio – e la sacra famiglia della tradizione religiosa cristiana – Giuseppe, Maria e Gesù – una strategia che ha effettivamente fatto breccia nei sentimenti cattolici di molti filippini.
DISUGUAGLIANZA NELLE FILIPPINE – Con 100 milioni di abitanti, le Filippine sono il 12esimo paese più popolato del mondo. E la popolazione continua a crescere, alimentata dalla vigorosa opposizione al controllo delle nascite capitanata dalla potente Chiesa cattolica. Secondo la Banca Mondiale, nel 2012 le Filippine hanno goduto di un tasso di crescita del PIL del 6,8%, tuttavia nel 2013 il 52% delle famiglie filippine sono ancora classificate come povere. La disuguaglianza nelle Filippine è endemica. Ricchezza e povertà esistono una accanto all’altra, con l’eccezione che i poveri tendono a vivere nelle aree ambientali più vulnerabili, in quanto semplicemente non hanno scelta. Il tifone Yolanda/Haiyan ha lasciato molte persone letteralmente per strada, tuttavia molte di loro erano probabilmente già sotto la soglia della povertà e vivevano in abitazioni poco resistenti o in vere e proprie baraccopoli. Il tifone è stato ovviamente un disastro naturale, ma disuguaglianza sociale e carenze di governance hanno aggravato la catastrofe, salvando i ricchi e condannando i poveri. L’ultima strage di una atavica guerra di classe.
Fonte immagini: Boston.com