La grazia arriva in concomitanza del vertice Asean e delle trattative coi ribelli Kachin
BANGKOK (Asiablog) – Il Presidente della Birmania, Thein Sein, ha graziato 56 prigionieri politici. Da quando l’ex generale è entrato in carica due anni orsono, la Birmania ha liberato oltre un migliaio di detenuti, tra i quali centinaia di prigionieri politici di primo piano. Nel mese di luglio, durante una visita ufficiale in Gran Bretagna, egli aveva promesso di liberare tutti i dissidenti ancora detenuti entro la fine dell’anno. Secondo Ye Aung, un ex detenuto, per ora in carcere rimangono più di 130 prigionieri politici.
LA SPINA DEI KACHIN – Fra i detenuti liberati nei giorni scorsi ci sono anche quattordici dissidenti di etnia Kachin, una mossa che ha coinciso volutamente con i colloqui di pace in corso nello Stato Kachin tra i rappresentanti del governo e i ribelli del Kachin Independence Army. I Kachin sono l’unico grande gruppo ribelle a non aver ancora raggiunto un accordo di cessate il fuoco con il governo di Thein Sein, salito al potere nel 2011 dopo quasi cinque decenni di durissima dittatura militare. Fin dalla sua indipendenza dai britannici, la Birmania è stata piagata da una serie infinita di ribellioni animate da diversi gruppi etnici in cerca di autonomia. Negli ultimi anni, molti di questi conflitti sono stati in qualche modo smorzati. Non quello con i Kachin: nonostante le 15 precedenti tornate di colloqui, non sembra ancora esserci alcuna soluzione in vista, con i Kachin che rifiutano un semplice cessate il fuoco ed insistono per una definitiva soluzione politica.
SUMMIT REGIONALE – L’ordine di rilascio coincide anche con il summit dell’Asean (Associazione delle nazioni del sudest asiatico), attualmente in corso in Brunei. Il vertice Asean sarà prevedibilmente dominato da questioni di interesse regionale, quali le dispute nel Mar Cinese Meridionale. Ad ogni modo, la Birmania dovrà necessariamente affrontare difficili domande riguardo alla violenza settaria che nel corso degli ultimi anni ha preso di mira soprattutto la minoranza musulmana.
PERESTROIKA BIRMANA – Come avvenuto in precedenza in concomitanza con altri incontri internazionali di alto profilo, la liberazione di una parte dei dissidenti detenuti ha l’intenzione di porre l’accento sul processo di democratizzazione iniziato con le elezioni del 2010. Da allora, l’esecutivo guidato da Thein Sein, ribattezzato “il Gorbacev birmano” (a proposito si legga Foreign Policy, New Yorker, o Asia Times), sta velocemente trasformando il precedente regime militare in una ‘democrazia controllata’. Nonostante il rischio che la transizione si avviti su un processo identitario pericolosamente nazionalista, lo scorso gennaio il processo di riforme in corso era stato premiato dalla comunità internazionale con il dimezzamento del debito estero.
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