Ci sono luoghi che sembrano assistere alle vicende umane immobili ed immutabili, incuranti delle sofferenze, degli affanni e delle piccole gioie quotidiane, Uno di questi luoghi è la catena montuosa dell’Himalaya, al centro nei giorni scorsi di una serie di iniziative italo-pakistane dedicate ad una spedizione del secolo scorso, guidata dal Duca degli Abruzzi che nel 1913 raggiunse il Karakorum per fini scientifici.
Tra la cittadina di Skardu, sulle pendici himalayane, ed Islamabd, presso il Pakistan National Council of Arts (PNCA), sono state inaugurate una rassegna cinematrografica ed una mostra di foto dedicate proprio al centenario della spedizione italiana. L’iniziativa è stata patrocinata dall’ambasciata italiana in Pakistan, dall’istituto di ricerca italiano Ev-K2-CNR, sezione di ricerca scientifica di alta quota del CNR, e dalla Karakorum International University; ospiti d’eccezione sono stati Samina Baig, prima donna pakistana a scalare il monte Everest, e Agostino da Polenza, presidente di Ev-K2-CNR.
Quella del Duca degli Abruzzi fu una spedizione assolutamente avventurosa per i suoi tempi. Partita da Srinagar, nel Kashmir, l’8 settembre 1913 il gruppo di esploratori attraversò la regione montuosa del Baltistan, svernando proprio a Skardu, entrando poi nella regione dell’Himalaya tramite il Ladakh ed il passo del Karakorum. Il percorso succesivo portò la spedizione attraverso il Turkestan russo e quello cinese, e quindi a Kashgar, nel Xinjiang, per poi concludersi in Uzbekistan a Tashkent. Scopi principali erano studi geologici e naturalistici, ma anche di mappatura astronomica, utilizzando una strumentazione d’avanguardia, ma grazie alle foto ed agli appunti di Filippo de Filippi, raccolti nella mostra recentemente inaugurata, fornì anche utilissimi elementi di studio antropologico e culturale.
Filippo de Filippi era professore di medicina operatoria all’Università di Bologna, ma anche fisiologo nonchè un appassionato viaggiatore. Quella del 1913 era l’ennesima spedizione in compagnia del Duca degli Abruzzi, con il quale era stato in Alaska, nel Nepal ed aveva attraversato il Caucaso, scrivendo inoltre per conto del Duca la relazione del viaggio al Ruwenzori, catena montuosa posta tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo, alla quale tuttavia non aveva preso parte. De Filippi era inoltre stato compagno del Duca degli Abruzzi nel 1909, quando i due raggiunsero il Karakorum, ma come impresa sportiva. In seguito divenne membro dell’Accademia dei Lincei e, durante la Prima guerra mondiale, direttore dell’ufficio propaganda dell’esercito italiano a Londra.
La celebrazione del centenario corona anche una serie di investimenti fatti dall’Italia in Pakistan, pr un ammontare di 226 milioni di euro, sia nel campo della cooperazione scientifica che in un’ottica di sviluppo, come nel caso del Social Economic Environmental Development Project (SEED), finanziato attraverso la conversione, avvenuta tramite un accordo del 2009, di parte del debito pakistano verso l’Italia; lo stesso museo di Skardu venne inaugurato nel 2004 per il cinquantenario della spedizione. In Italia la mostra si è tenuta a Firenze fino allo scorso marzo, ed al momento non sono previste manifestazioni ufficiali.
Una grande tappa della ricerca scientifica italiana viene quindi celebrata in una delle zone più turbolente del pianeta, in una cittadina a poca distanza del confine con il Kashmir e da Abbottabad, luogo divenuto recentemente famoso per via dell’uccisione di Osama Bin Laden. Skardu è inoltre immersa nelle valli pakistane, a poca distanza dalla zona di Gilgit, meta di alpinisti e amanti del trekking, e presentata come uno dei fiori all’occhiello del turismo in Pakistan, ma sempre più alle prese con incursioni di fondamentalisti islamici stanziati in Kashmir, culminate nell’uccisione a giugno di circa 10 turisti stranieri.
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