La papaya è una pianta (nome scientifico: Carica papaya) appartenente alla famiglia delle Caricacee. La sua provenienza non è ancora stata chiarita, con alcuni testi che indicano la Malesia e altri il Messico.
Attualmente in tutto il mondo se ne coltivano 50 varietà diverse. Alle Hawaii c’è anche una specie OGM modificata per resistere ad un virus che stava per distruggere le coltivazioni locali.
La papaya è un frutto dall’aspetto giallo quando maturo, verde quando ancora acerbo e può raggiungere un peso di 5 chili. È composta per circa l’87% da acqua e per circa il 13% da carboidrati, vitamine e minerali vari. Molto importante, per la loro azione antiossidante, è la presenza di vitamina C e vitamina E, mentre la vitamina A ha la proprietà di rigenerare i tessuti epiteliali. Tra i minerali presenti nella papaya troviamo calcio, ferro, fosforo e magnesio. Tra le vitamine sono presenti la riboflavina, la niacina e la tiamina.
La papaya è un frutto contenente vari principi attivi con una elevata capacità protettiva nei confronti di diverse forme di patologie ed ha allo stesso tempo ottime proprietà nutritive. Contiene vitamine antiossidanti in grado di stimolare il sistema immunitario, pochissimi grassi, pari allo 0,3%, un bassissimo apporto di calorie e molte fibre.
La papaya contiene un prezioso enzima, la papeina, che si comporta allo stesso modo di un succo gastrico e ha quindi un forte potere digestivo. Per questo motivo è un frutto che si può tranquillamente consumare al termine di un abbondante pranzo. I polifenoli contenuti nei germogli della papaya hanno elevate proprietà antiossidanti e sono quindi in grado di rallentare l’invecchiamento cellulare, di combattere i radicali liberi e di svolgere funzione antitumorale.
Tra le altre proprietà conosciute ci sono quelle diuretiche e lassative, inoltre, la papaya rappresenta un ottimo rimedio contro le infezioni dell’intestino e i disturbi dello stomaco ed infine è anche considerato un frutto energetico, grazie all’elevato contenuto di carboidrati, sali e vitamine; consigliata l’assunzione di polpa fresca in casi di stress e superlavoro.
La democrazia, come la papaya, non ha una origine definita, molti sostengono sia nata nella Grecia antica ma altri, con buone ragioni, sostengono che così non sia. In effetti se ampliamo il termine democrazia ad una discussione pubblica su temi sociali, politici e culturali possiamo ritrovare i semi della Democrazia in molti luoghi della Terra e non solo in Occidente.
O meglio, come scrive John Rawls:
”Il concetto fondamentale e definitivo di una democrazia deliberativa è quello della deliberazione stessa. Quando i cittadini deliberano, si scambiano le proprie opinioni e discutono le loro rispettive idee sulle principali questioni politiche e pubbliche” (Collected Papers – Harvard University Press)
Gustavo Zagrebelsky aggiunge:
“La democrazia è discussione, ragionare insieme. (…) maestro insuperabile dell’arte del dialogo è certamente Socrate (…) che dice vi siano <persone affatto incolte>, che <amano spuntarla a ogni costo>, anche a costo di persistere nell’errore e di trascinare altri con sé. Vi sono poi però anche coloro che <passano il tempo nel disputare il pro e il contro, e finiscono per credersi divenuti i più sapienti di tutti per aver compreso essi soli che, sia nelle cose sia nei ragionamenti, non c’è nulla di sano o di saldo, ma tutto (…) , va su e giù, senza rimanere fermo in nessun punto neppure un istante>. Dobbiamo guardarci dall’uno e dall’altro pericolo (…) Affinché sia preservata l’integrità del ragionare, deve essere prima di tutto rispettata la verità dei fatti, che è la base di ogni azione orientata a intendersi onestamente. (Imparare democrazia – Gustavo Zagrebelsky – Ed. Einaudi)
La democrazia, come la papaya, ha proprietà molto utili per l’uomo ma tanti, non conoscendola, non possono apprezzare queste sue proprietà. Poi ci sono coloro che ben conoscono la democrazia e per questo la ritengono un pericolo per il potere che detengono. Infine ci sono coloro che sfortunatamente stanno assaggiando, senza saperlo, una democrazia avariata. Costoro credono di conoscere la democrazia e ne mettono in dubbio la bontà ed, in molti casi, la rifiutano come se fosse un frutto avvelenato.
“L’esperienza storica ha dimostrato infatti che la democrazia aritmetica è un’impostura semplicistica della sovranità popolare e in realtà l’anticamera della degenerazione oligarchica e del nepotismo. All’assolutismo del Principe si sostituisce nel migliore dei casi l’assolutismo di una maggioranza e, nel peggiore, la tirannide delle ristrette oligarchie in possesso di mezzi efficaci per dominare la maggioranza. (…) Come è stato accuratamente osservato, i regimi liberali hanno tutelato la discussione critica molto prima di introdurre il suffragio universale, l’opposizione parlamentare prima del voto di tutti” (Il ritorno del Principe – Saverio Lodato / Roberto Scarpinato- Ed. Chiarelettere)
E oggi, forse, bisogna tenere in considerazione anche quanto scrive Slavoj Zizek:
“Qui, forse più che mai, rimane valida l’intuizione chiave di Marx: per Marx la questione della libertà non deve essere situata in primo luogo nella sfera politica vera e propria (uno Stato ha libere elezioni? I suoi politici sono indipendenti? La stampa è libera da pressioni nascoste? Rispetta i diritti umani? (…) La chiave per la vera libertà sta invece nel sistema <apolitico> dei rapporti sociali, dal mercato alla famiglia. (…) Nelle prassi <democratiche> (che naturalmente possono giocare un ruolo positivo), per quanto radicale sia il nostro anticapitalismo, le soluzioni vengono cercate solamente attraverso quei meccanismi democratici che fanno essi stessi parte degli apparati dello Stato <borghese> che garantisce la riproduzione indisturbata del capitale. (…) oggi il nome del nemico supremo non è capitalismo, impero, sfruttamento, o cose del genere, ma la democrazia stessa. È l’<illusione democratica>, l’accettare che siano i meccanismi democratici a fornire la sola cornice di ogni possibile cambiamento, il che impedisce qualsiasi trasformazione radicale dei rapporti capitalisti. Strettamente legato a questo bisogno di defeticizzare la democrazia è il bisogno di defeticizzare la sua controparte negativa, e cioè la violenza. (Benvenuti in tempi interessanti – Ed. Ponte alle grazie)
Uno degli errori più gravi è credere che la democrazia sia autosufficiente, che una volta sia stata “dichiarata” tutto possa procedere naturalmente, nulla di più sbagliato. La democrazia deve essere difesa in ogni momento lungo il suo percorso di miglioramento e questo percorso deve essere condiviso dai cittadini che, a loro volta, devono essere consapevolmente istruiti al rispetto dei semplici ma misconosciuti diritti di tutti: libertà, giustizia, uguaglianza.
La democrazia in Thailandia ha fatto la sua prima apparizione nel 1932 con la prima Costituzione:
“(…) Nel 1932 un colpo di stato (senza spargimenti di sangue) organizzato da ufficiali militari e civili portò alla fine della monarchia assoluta e inaugurò l’era costituzionale thailandese.” (Wikipedia –Thailandia)
Ma questa è un’altra parte della storia, che forse tratterò in prossimi post. La storia della repressione e della (apparente) sconfitta degli ideali democratici sul suolo thailandese e che oggi si confonde, con tutte le differenze del caso, con la percezione di un regresso dell’idea democratica in Italia, un regresso che ha radici profonde e di cui i fatti attuali: attacco alla Costituzione, alla Giustizia, in sostanza alla Democrazia, segnano le tappe di una erosione iniziata subito dopo la promulgazione della Repubblica italiana e della sua Costituzione.
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