AAA vendesi democrazia: oggetto utilizzato in modo liberista ed autoritario ma in buono stato ed utilizzabile, volendo, in modo più appropriato.
Dal debito perpetuo al debito nazionale come strumenti coercitivi, dal default all’impegno morale di onorare il debito, dal libero mercato alla vita umana come bene di scambio, dalla tirannia economica dei colonizzatori dei secoli scorsi alla democrazia economica di oggi per approdare al “cannibalismo dell’Europa”.
Sono molteplici i temi che l’autrice porta a sostegno della sua analisi dell’attuale crisi economica e degli errori, ormai storici, nella messa in pratica della nuova moneta europea, l’euro. Spicca l’elenco dei benefici, assegnati all’introduzione dell’euro, dove si segnala l’assenza del cittadino e l’asfissiante presenza del mercato e quel che emerge è l’alterigia degli eurocrati che, non potendo spiegare agli elettori, le motivazioni di scelte già decise si nascondono dietro vuoti slogan.
Argomenti complessi ma ben documentati, con una continua attenzione a non far sì che si confondano alcune nazioni europee del nord, Germania in testa, con la loro politica nazionale e l’evidente vantaggio che solo queste poche nazioni, sempre Germania in testa, hanno avuto dall’introduzione dell’euro.
Una continua sottolineatura di come gli errori ed i conseguenti danni economici legati all’austerità ed alla miopia dei politici (tutti) – troppo impegnati nel difendere il loro potere nazionale per potersi porre alla ricerca di soluzioni sovranazionali -, non devono far nascere alcun risentimento verso gli altri, i primi responsabili per quel che riguarda ogni singola nazione, sia essa l’Italia o la Grecia se non Cipro ma anche la Germania, sono esclusivamente i suoi rappresentanti politici.
L’offerta emblematica, quella che da il titolo al libro, trova la sua maggior ragion d’essere nel paragrafo intitolato: “Chi governa Eurolandia?”, segue l’elenco degli organismi, tutti non elettivi, che dominano le scelte socio–economiche dell’ Europa unita.
Denuncia che a ben vedere si collega a vicende quali i referendum francese ed olandese, del 2005, che dicevano: “No” alla Costituzione europea ed al referendum irlandese del 2008 (referendum sul Trattato di Lisbona).
I “No” non piacevano, non servivano agli eurocrati e quindi: pausa e nuovo referendum con quesiti rielaborati sfacciatamente a favore del “Sì“, non più una scelta ma solo la richiesta di ratificare una decisione già presa da eurocrati non eletti. (n.b. in Italia neppur si è votato al riguardo)
A rigor di logica (o buon senso) il risultato di un referendum rappresenta un’istanza che i cittadini fanno alla classe politica che, a seguito del risultato referendario, dovrebbe tradurre questa visione, questa richiesta, in una decisione politica sia essa economica o sociale. Il non riuscire (o non volere) tradurre la richiesta ricevuta denuncia l’incapacità della classe politica, non solo incapacità vera e propria ma incapacità per mancanza di autonomia: hanno piegato la propria democrazia agli interessi, più o meno privati, di altri e solo per proprio tornaconto.
Il nostro scopo non è politico, al contrario, lo sforzo comune deve essere interpretato esclusivamente come un impegno civile (…) Meritiamo un futuro più felice e più giusto, e speriamo che questo libro possa rafforzare la voglia di impegnarci di più per costruirlo insieme. (nota dell’autrice a Democrazia Vendesi – Loretta Napoleoni – Ed. Rizzoli)
Ed, alla fine del libro, una coinvolgente ricetta per uscire dallo stallo in cui ci troviamo.
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