Questo post vorrebbe essere un modo indolore per chiudere un argomento, “libri di viaggio”, che sarebbe stato meglio evitare. Per me i libri sono libri, ammetto vi siano: gialli, polizieschi, fantascienza e quant’altro… ma i libri di viaggio, nonostante le evidenze che mi smentiscono, per me, continuano a non esistere.
Non conoscevo nulla dell’Australia se non l’oleografica rappresentazione di canguri, immigrati, coccodrilli, tennisti e pecore.
Quel poco in più che ora conosco l’ho appreso inizialmente al cinema con Dove sognano le formiche verdi (Werner Herzog – 1984). Una splendida ricostruzione della sensibilità aborigena sepolta nei super market e dispersa dalle miniere.
Poi c’è 10 canoe, altro film imperdibile. Girato nel 2006 da Rolf de Heer e Peter Djigirr è il primo lungometraggio realizzato interamente in lingua aborigena australiana.
Un sorriso di una tenerezza sconvolgente che mette in luce l’indole mansueta di questi antichi abitanti del pianeta.
E poi Le vie dei canti (Bruce Chatwin – 1987) che è un libro di viaggio ma è anche qualcos’altro.
È un romanzo in cui Chatwin, basandosi sui canti aborigeni tradizionionali, si immagina il continente attraversato da invisibili strade sonore, le “vie dei canti”, che creano una mappa del territorio da tempi ancestrali, quel “tempo del sogno” che è la creazione del mondo.
Ma è anche un saggio dove l’autore tratta i suoi temi preferiti: l’origine della violenza, delle guerre ma anche del, per lui istintivo, nomadismo umano. Un libro delicato quanto delicato appare Chatwin nelle foto in cui viene ritratto e che, assieme al film di Herzog, mi ha fatto scoprire uno dei tanti genocidi perpetrati dall’uomo sui suoi simili.
Non conosco molto dell’Australia, della sua storia e del suo popolo se non che ora ha scritto anche una pagina significativa nel libro della storia umana.
In un discorso fatto il 13 febbraio 2008 al Parlamento australiano, l’allora Primo ministro Kevin Rudd esprime parole di penitenza per gli orrori commessi e riconosce la dignità degli aborigeni. Anche se resta molta strada da percorrere, quelle parole restano a memoria e monito per i viventi.
“Oggi onoriamo le genti indigene di questa terra, nessun altra cultura nella storia dell’uomo è arrivata a noi senza interruzioni. Oggi dobbiamo riflettere sui passati maltrattamenti. E sui maltrattamenti di quelle che chiamiamo le “generazioni rubate” (1), un capitolo terribile della nostra storia. È arrivato il tempo di voltare pagina raddrizzando i torti del passato e andando avanti con fiducia nel futuro. Ma per fare questo chiediamo solennemente perdono per i governi e i parlamenti che hanno inflitto profonde ferite e perdite ai nostri compagni australiani. Per le pene e i dolori delle generazioni rubate, per i loro discendenti e le famiglie abbandonate … noi chiediamo perdono. Alle madri, ai padri, ai fratelli e alle sorelle che hanno visto lacerate famiglie e comunità… noi chiediamo perdono. E per quanto di indegno e degradante abbiamo inflitto a questo popolo orgoglioso… noi chiediamo perdono. Noi, il Parlamento dell’Australia, chiediamo rispettosamente che queste scuse siano accolte nello spirito con cui sono offerte: per costruire il benessere della nostra nazione… Oggi compiamo il primo passo riconoscendo il passato e impegnandoci per un futuro che abbracci tutti. Un futuro in cui questo Parlamento chiarisca che le ingiustizie del passato non debbano mai, mai più ripetersi. Un futuro in cui ci guiderà la determinazione a fare sì che sia colmato il divario tra noi – australiani, indigeni e non indigeni – nella durata della vita, l’educazione e le opportunità economiche. Un futuro basato su rispetto e responsabilità reciproci. Un futuro in cui tutti gli Australiani siano davvero uguali. E con la stessa possibilità di contribuire a costruire questa grande nazione. (Discorso al Parlamento del Primo ministro australiano Kevin Rudd, 13 febbraio 2008).
(1) Generazioni rubate, cosi viene chiamata la deportazione di circa 100mila bambini aborigeni dalle loro famiglie, compiuta dalle autorità tra il 1909 e il 1969.
- Fotografia come esclamazione di vitalità - 19/08/2016
- La Thailandia, la zucca e… il peperoncino - 11/08/2016
- Hiroshima, la bomba di Dio - 06/08/2016