Immaginate un fico, non l’albero, il frutto.
Immaginatelo lungo un metro e con un diametro di mezzo metro.
Ora aggiungete un solido guscio ed immaginate il tutto pesante 35 chili.
Se ci siete riusciti avete immaginato il Jackfruit, il frutto arboreo più grande del mondo.
L’Artocarpus Heterophyllus appartiene alla stessa famiglia del fico ed in Thailandia si chiama ฃนุน (kanun).
Nativo del Sudest Asiatico e dell’Asia Meridionale, oltre che del fico e del gelso è anche parente molto stretto dell’albero del pane (Artocarpus altilis).
Raccoglierlo è un impegno, il peso del frutto e la dura corteccia sono il meno. Il pericolo maggiore viene dalla linfa lattea e collosa che sgorga abbondante dal picciolo appena tagliato, si rischia di restare appiccicati al frutto per il resto della propria vita.
Il jackfruit è un frutto sincarpico, cioè composto da un agglomerato di singoli frutti (carpelli), ognuno dei quali racchiude un seme. Estrarli vuol dire lavorare in un ambiente appiccicaticcio.
Ma a lavoro finito vi ritrovate dei frutti profumatissimi che, a seconda della varietà, hanno un sapore simile a una torta di banane o ad un gustoso connubio tra mela ed ananas, con retrogusto di vaniglia.
In Thailandia il frutto ancora acerbo viene tagliato a fette, lessato ed accompagnato da salsa piccante.
L’ho assaggiato lessato ma, senza salsa piccante, pare di mangiare segatura.
I semi lessati sono ottimi, hanno la consistenza ed il sapore simile a quello delle castagne.
E di castagne un poco me ne intendo.
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