Il 9 agosto del 1945, alle 11:02 del mattino, la città portuale di Nagasaki viene fatta scomparire dalla faccia della terra con una bomba atomica, la seconda nella storia dell’umanità. Perirono 70mila esseri umani: 40mila subito, bruciati vivi, gli altri nei giorni e nelle settimane successive, per via delle malattie causate dal fallout nucleare e dalle radiazioni.
Anche la bomba di Nagasaki, come quella di Hiroshima tre giorni prima che uccise circa 140mila persone, fu un prodotto della tecnologia statunitense, risultato del lavoro di un’equipe di scienziati di altissimo livello, molti dei quali si erano rifugiati negli Stati Uniti per sfuggire alle leggi razziali nazi-fasciste e all’Olocausto. Tra essi anche l’italiano Enrico Fermi.
Nel video qui sotto, una scena tratta dal film “Rapsodia in agosto” di Akira Kurosawa nella quale una anziana hibakusha (sopravvissuta alla bomba atomica) racconta la scena dell’esplosione atomica.
Mi raccomando! Se fai il dottorato in Asia, non metterti a fare il comunista. Senza più copertura KGB, finisci come Regeni o come quelli della Diaz