Ultra-monarchici anti-thaksiniani di nuovo in strada a Bangkok. Si temono violenze
BANGKOK (Asiablog) – Una manifestazione delle celebri Camicie Gialle, ora ribattezzatesi “Esercito Popolare Contro il Regime Thaksin,” si è svolta ieri, domenica 4 agosto, al Parco Lumpini, nel centro di Bangkok. I manifestanti hanno protestato contro un decreto di amnistia che il parlamento thailandese sta discutendo in questi giorni. In ballo c’è la delicata questione della riconciliazione nazionale, ma il provvedimento potrebbe riguardare anche l’ex Premier, Tahksin Shinawatra, fratello dell’attuale primo ministro Yingluck Shinawatra.
AMNISTIA. Secondo il governo, eletto nel luglio del 2011, l’amnistia dovrebbe servire a riconciliare una nazione irrimediabilmente divisa in seguito al colpo di stato del 2006 e ai fatti del 2010. Le Camicie Rosse, il movimento popolare che appoggia Yingluck e il partito di maggioranza Pheu Thai, sostengono questo decreto in quanto “sarebbe il metodo più veloce per liberare i prigionieri politici.” Ma le Camicie Gialle si oppongono per il sospetto che fra i beneficiari della legge che i giuristi del governo stanno mettendo a punto ci sarebbe anche l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, decimo uomo più ricco del paese, accusato di corruzione, rovesciato da un colpo di stato militare nel 2006 e fuggito all’estero – ma che grazie alle sue politiche ridistributive resta amatissimo tra i ceti medi e le classi meno abbienti.
GIALLI MASCHERATI. Il capo della polizia nazionale, Adul Saengsingkaew, ha fatto sapere che i circa 4.000 manifestanti sono stati tenuti sotto stretta osservazione per il rischio di eventuali interferenze da parte di terzi. Ad ogni modo il gruppo ultra-monarchico, che da qualche tempo in una spericolata operazione di rebranding ha paradossalmente adottato la maschera di Guy Fawkes, un uomo celebre per aver cercato di assassinare Re Giacomo I d’Inghilterra, promette di continuare a manifestare ad oltranza. Gli organizzatori della protesta hanno preparato cibo e rifornimenti e puntano a rimanere in piazza fino a mercoledì, giorno in cui il parlamento dovrebbe votare l’amnistia. Il Vice Ministro degli Interni, Pracha Prasopdee, ha denunciato che i manifestanti sarebbero stati pagati dai 300 ai 500 baht a testa al giorno (7,5-12,5 euro) per unirsi alla manifestazione antigovernativa. “Il denaro proviene da uomini d’affari che lavorano nel settore delle costruzioni a Bangkok e nelle province vicine. Hanno miliardi di baht da investire nel tentativo di rovesciare il governo”, ha detto Pracha. Il leader dell’opposizione, Abhisit Vejjajiva, ha dichiarato che il suo partito per ora non parteciperà alle proteste, ma continuerà ad opporsi all’amnistia in parlamento.
NUOVO COLPO DI STATO? Si tratta, per il momento, di proteste di proporzioni tutto sommato modeste, e dunque facilmente gestibili da parte delle forze dell’ordine. La situazione potrebbe cambiare se le forze anti-governative dovessero riuscire a portare in piazza un numero più significativo di persone. In quel caso, la pressione sul Governo e sul parlamento sarebbe maggiore, e l’opposizione potrebbe unirsi alla piazza. La situazione potrebbe precipitare se si dovessero verificare degli scontri violenti, simili o peggiori di quelli verificatesi nel novembre scorso. In questo caso, visto che si sta parlando di un paese con con una lunga storia di colpi di stato militari, rimane la possibilità che l’esercito decida di intervenire per ‘riportare l’ordine’. L’ipotesi, auspicata dalle Camice Gialle e da una parte dell’elite anti-democratica di Bangkok, è ad ogni modo poco probabile per via delle buone relazioni di ‘convivenza’ che il governo in carica è riuscito ad istaurare con i potentissimi generali dell’Esercito Reale Thailandese nel corso degli ultimi due anni. Un nuovo colpo di stato in Thailandia sembra oggi molto improbabile, ma ovviamente nessuno può escludere un colpo di mano da parte di un gruppo di ‘Giovani Turchi’.
Fonte immagini: John Le Fevre, David Williams.
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