Noli me tangere, da sempre tradotto con “non mi toccare”, ha trovato nelle recenti traduzioni evangeliche (Giovanni – 20:17) una nuova traduzione in: “non mi trattenere”. Di sicuro una interpretazione più aderente al personaggio, Gesù, non una richiesta che può apparire sprezzante ma un’invocazione, una preghiera.
Noli me tangere è anche il titolo di un romanzo scritto nel 1887 da José Rizal, la cui vita ed opere furono ispiratrici del movimento indipendentista filippino. Rizal pagò le sue idee con la vita: venne fucilato dagli spagnoli nel 1896 diventando uno dei martiri della rivoluzione filippina.
Noli me tangere, ambientato nelle Filippine all’epoca della dominazione spagnola, è un romanzo romantico nel quale all’amore tra due giovani si aggiunge la denuncia dei mali del colonialismo. Si tratta di una riflessione politica e sociale sui difficili rapporti tra colonizzati e colonizzatori che, per i misfatti commessi soprattutto ad opera di frati francescani e domenicani, assurgono al poco cristiano ruolo dei cattivi.
Il romando, recentemente tradotto in italiano, è ora disponibile in formato pdf gratuito anche in thailandese. Benedict Anderson, buon conoscitore dei paesi del Sudest Asiatico, nel recensirlo scrive:
“Pochi paesi offrono all’osservatore un senso di vertigine storica maggiore di quello offerto dalle Filippine…” (il resto della recensione la trovate qui).
Un romanzo importante, una storia senza tempo che inizia così:
“Verso la fine di ottobre, Don Santiago de los Santos, conosciuto da tutti come Capitan Tiago, stava per dare un ricevimento. Anche se,contro le sue abitudini, lo aveva annunciato solo quel pomeriggio, questo fatto era già l’argomento di tutte le conversazione a Binondo, in altri quartieri della città, e perfino nella ‘ città interna ‘ di Intramuros.
In quei giorni Capitan Tiago aveva fama di ospite munifico. Si sapeva che la sua casa, come la sua terra, erano aperte a tutto, tranne al commercio e a qualsiasi idea nuova o rischiosa.
Così la notizia si diffuse come scossa elettrica lungo la comunità di parassiti, scrocconi e ospiti non invitati che Dio, nella Sua infinita bontà, ha creato e così affettuosamente fa moltiplicare a Manila.
Alcuni cercarono il lucido per i loro stivali, altri i ferma colletti e le cravatte. Tutti però erano preoccupati di come ossequiare il loro ospite con la familiarità richiesta per creare l’apparenza di una lunga amicizia o, nel caso, di scusarsi per non essere arrivati prima.
La cena venne offerta in una casa in Anloague Street. Poiché non ricordiamo il numero esatto, la descriveremo in modo che sia possibile riconoscerla, sempre che i terremoti non l’abbiano già distrutta. Non crediamo che il suo proprietario l’abbia fatta abbattere, visto che tale compito viene di solito lasciato a Dio o alla natura che, comunque, ha già numerosi contratti con il nostro Governo.” (Testo originale tradotto in inglese da Benedict Anderson. Traduzione italiana di Marco Vignale)
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