Cambogia: vince Hun Sen ma l’opposizione non riconosce il risultato

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Sostenitori del partito di Hun Sen. (Photo RFA)

L’autocrate Hun Sen, al potere dal 1985, resterà in carica a Phnom Penh. Il suo Partito del Popolo Cambogiano vince, ma con un margine meno ampio del previsto. L’opposizione denuncia brogli e intimidazioni. Ora si temono instabilità e violenze

BANGKOK (Asiablog) – Si sono svolte domenica 28 luglio le elezioni per il rinnovo del parlamento cambogiano. Il Partito Popolare Cambogiano del primo ministro Hun Sen ha conquistato 68 dei 123 seggi a disposizione, dunque la maggioranza assoluta, all’Assemblea nazionale, contro i 55 dell’opposizione del Partito Cambogiano di Salvezza Nazionale. Nonostante la vittoria, Hun Sen, al potere ininterrottamente da 28 anni, ha poco di cui gioire: prima del voto, il suo partito poteva contare su 90 seggi e l’opposizione solo su 29. L’opposizione di ha anche conquistato la capitale Phnom Penh e tre delle quattro province più popolose: Kampong Cham, Prey Veng e Kandal.

L’OPPOSIZIONE NON RICONOSCE IL RISULTATO. Nonostante il buon risultato, l’opposizione si è rifiutata di accettare la sconfitta ed ha denunciato i brogli, le irregolarità e le intimidazioni che hanno pervaso la tornata elettorale. Già alla vigilia del voto, il quotidiano Phnom Penh Post aveva scritto che in molte province le liste elettorali contavano più nomi di quanti fossero gli effettivi residenti maggiorenni. Anche Human Rights Watch, una ong attiva per la difesa dei diritti umani, ha denunciato una serie di metodi utilizzati dal regime per influenzare la campagna elettorale, quali l’acquisto dei voti, intimidazioni, espulsioni dai villaggi e confisca dei beni per i sostenitori dei partiti di opposizione. Il portavoce dell’opposizione, Yim Sovann, ha anche citato la sparizione di migliaia di nomi dalle liste elettorali, per cui in diversi seggi ci sono stati elettori che si sono visti impediti il diritto di voto, e in alcuni casi la rabbia ha portato a scontri tra cittadini e forze dell’ordine. Queste gravi irregolarita’ sono state accertate anche da Transparency International. Secondo la ong, si sarebbero registrati casi di elettori senza documenti ai quali è stato permesso di votare, mentre al contrario altri cittadini si sono recati ai seggi per scoprire che qualcuno aveva già votato a nome loro. Il leader dell’opposizioneSam Rainsy, in una conferenza stampa tenutasi oggi a Phnom Penh ha tuonato:

“Ci sono stati 1.200.000-1.300.000  persone i cui nomi sono stati dispersi e quindi non hanno potuto votare. Hanno cancellato i nostri diritti di voto, come possiamo riconoscere queste elezioni? Non possiamo accettare un risultato viziato da tante gravissime irregolarità”.

Molti osservatori hanno denunciato anche la facilità nel cancellare l’inchiostro – in teoria indelebile – con il quale vengono marchiate le dite degli elettori al seggio. L’opposizione ha domandato anche la creazione di un Comitato congiunto, che comprenda rappresentanti della commissione elettorale, delle Nazioni Unite, delle principali forze politiche e della società civile per verificare “il grande numero di irregolarità gravi” nel voto e nello spoglio.

IL POTERE DI HUN SEN. In Cambogia il potere è nelle mani di Hun Sen, che ricopre la carica di Primo Ministro da ormai ventotto anni. Ex guerrigliero comunista, Hun Sen fuggì nel 1977 in Vietnam per sottrarsi alle purghe che in seno ai Khmer Rossi di Pol Pot colpivano chiunque fosse anche solamente sospettato di spionaggio, di tradimento o di simpatia verso i vietnamiti. Rientrato nel paese dopo la cacciata di Pol Pot nel gennaio del 1979, negli anni Ottanta Hun Sen venne messo al potere proprio dai vietnamiti, che si ritirarono dalla Cambogia solamente nel 1989. Il ‘Partito del Popolo Cambogiano di Hun Sen controlla in modo capillare il territorio e la macchina burocratica. Diversi avversari politici hanno subito intimidazioni o sono stati colpiti dalla magistratura. Sono stati inoltre denunciati numerosi omicidi, arresti e sparizioni di attivisti, oppositori politici e giornalisti. Hun Sen è accusato di controllare tutte le leve del potere cambogiano anche attraverso un’abile strategia “matrimoniale”: i suoi figli e le sue figlie si sono sposati con i membri dei personaggi più influenti del Paese, i quali a loro volta controllano o sono alla testa dei centri nevralgici del potere, fra i quali i ministeri più importanti, l’esercito, le grandi aziende, i giornali e le televisioni. Oggi Hun Sen ha 60 anni ed ha dichiarato di voler governare fino ai 74 anni. Poi, nelle intenzioni dell’autocrate, la ‘nuova generazione’ (figli e parenti) potrà ereditare le redini del potere.

LA PRIMAVERA CAMBOGIANA. Ma i sogni di Hun Sen potrebbero non realizzarsi. Il risultato più chiaro di queste elezioni è che in Cambogia, nonostante la crescita economica del 7% e il veloce miglioramento delle condizioni di vita, è nata una nuova forza sociopolitica, composta in larga parte da giovani e giovanissimi che, abbandonata l’apatia politica, sono scesi in strada ed hanno inondato i seggi chiedendo il Cambiamento.

La campagna elettorale ha mostrato l’emergere di una generazione di giovani, che invece di apprezzare la stabilità, come sembra fare la generazione più anziana, ha concepito questo voto in termini di una netta alternativa tra cambiamento o nessun cambiamento”, ha osservato Astrid Norén-Nilsson, una studiosa della Cambogia delll’Università di Cambridge. “Hun Sen avrà bisogno di imparare a lavorare con l’opposizione,” ha aggiunto Norén-Nilsson. “In caso contrario, vi è una concreta possibilità che in una Cambogia ormai politicamente polarizzata possa aumentare il rischio di tensioni e disordini sociali.

Questo sviluppo, dunque, potrebbe imboccare due strade opposte: esso porta in seno opportunità – vale a dire l’inizio di un vero processo di democratizzazione – ma anche il pericolo che il paese scivoli verso una nuova fase di instabilità e violenza.

RISCHIO STALLO POLITICO E VIOLENZE. Il rifiuto dei risultati elettorali da parte di una forte opposizione solleva lo spettro dell’instabilità post-elettorale che in passato ha più volte portato allo stallo politico e alla violenza nel paese. Per ora Rainsy non ha specificamente minacciato un boicottaggio dell’Assemblea, ma se il partito di opposizione decidesse di farlo, per Hun Sen potrebbe essere difficile formare un governo. Difatti, la Costituzione cambogiana dice che è necessario un quorum di 120 membri dell’Assemblea per aprire una sessione parlamentare, ergo esiste la possibilità che un boicottaggio dell’opposizione lasci il paese senza un governo pienamente funzionante. La Cambogia ha affrontato una situazione simile dopo le elezioni del 2003, quando il partito di Hun Sen non è riuscito a vincere abbastanza seggi per formare un governo monocolore. La situazione di stallo venne risolta solo dopo 11 mesi e dopo vari episodi di violenza. Oggi come allora, le possibilità dell’opposizione di rovesciare il risultato elettorale sono minime dato il controllo esercitato dal regime sulla magistratura, e considerando anche che Stati Uniti, Unione Europea, e la comunità internazionale – che hanno accettato i risultati elettorali nelle tornate elettorali precedenti, viziate da violenze e brogli ben peggiori – difficilmente rifiuteranno il risultato oggi senza avere l’evidenza di massici brogli elettorali. Altri importanti attori esterni, Pechino in primis, ma anche i governi dei paesi vicini, come Hanoi e Bangkok, sono invece molto vicini al primo ministro Hun Sen e dunque difficilmente potranno essere interessati ad abbracciare la causa del Cambiamento. L’unica sicurezza, per ora, è che mentre la Cambogia sta attirando un crescente interesse da parte degli investitori stranieri e sta sviluppando forti legami economici con la Cina, il Vietnam, la Thailandia ed altri paesi, una prolungata situazione di incertezza politica a Phnom Penh e un sensibile indebolimento di Hun Sen rischiano di danneggiare – nel breve periodo – la rapidissima crescita economica di questo piccolo paese asiatico.

Fonte immagine: RFA

Alessio Fratticcioli

About Alessio Fratticcioli

Alessio è il fondatore e amministratore di Asiablog.it (anche su Facebook e Twitter). Per saperne di più su questo buffo personaggio, la sua lunga e noiosa biografia si trova qui.
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