Il principale leader delle forze di opposizione cambogiane è tornato dall’esilio per sfidare l’autocrate Hun Sen
BANGKOK (Asiablog) – Sam Rainsy è nato il 10 marzo 1949 a Phnom Penh, in Cambogia. E’ il figlio di Sam Sary, un membro del governo del Regno della Cambogia negli anni Cinquanta del Novecento. Trasferitosi con la famiglia in Francia nel 1965, Rainsy studia al liceo Janson-de-Sailly per poi frequentare Scienze Politiche e diventare un analista finanziario. E’ sposato con Tioulong Saumura, membro del parlamento cambogiano tra i banchi dell’opposizione, ed ha tre figli: Patrice Sam, Muriel Sam e Rachel Sam.
LA SCESA IN CAMPO – Rainsy inizia al sua carriera politica dopo la partenza dei vietnamiti nel 1989. Diventa un membro del Funcinpec (acronimo francese di Front Uni National pour un Cambodge Indépendant, Neutre, Pacifique, et Coopératif – Fronte Unito Nazionale per una Cambogia Indipendente, Neutrale, Pacifica e Cooperativa), il partito monarchico del Principe Ranariddh, del quale diventa il rappresentante in Europa. Torna in Cambogia nel 1992 e l’anno successivo viene eletto deputato per la provincia di Siem Reap. In seguito al successo elettorale del Funcinpec, Rainsy viene nominato Ministro delle Finanze, ma perde il suo ruolo in un rimpasto di governo nell’ottobre del 1994. Espulso dal Funcipec, Rainsy fonda un suo partito: il Partito della Nazione Khmer, che prima delle elezioni del 1998 diventa più semplicemente Partito Sam Rainsy.
L’ATTENTATO – Rainsy deve essersi fatto qualche nemico a Phnom Penh, visto che il 30 marzo del 1997 e’ vittima di un tentato omicidio. Nel bel mezzo della capitale, mentre parla davanti a una folla radunata al parco di fronte all’Assamblea Nazionale, qualcuno gli tira contro quattro granate. Muoiono 17 persone ma Rainsy si salva per miracolo, o meglio, deve la sua vita al sacrificio personale della sua guardia del corpo, che si avventa su di lui per proteggerlo dall’esplosione. Ci sono ragioni per credere che questo attacco venne realizzato dalle guardie personali del Primo Ministro Hun Sen. Ad ogni modo, Rainsy sceglie di andare in esilio per sei mesi. Torna nel novembre 1997 e l’anno successivo il suo partito ottiene il 14 per cento dei voti.
GUAI GIUDIZIARI, ESILIO E GRAZIA – Alle legislative del 2002 i suoi voti aumentano (22 per cento), ma iniziano i guai giudiziari. Contro di lui spuntano accuse di corruzione e di diffamazione (avrebbe diffamato il Partito del Popolo Cambogiano di Hun Sen). Ma Rainsy non si fa da parte e rimane una voce decisamente scomoda in un paese oramai controllato saldamente dall’autocrate Hun Sen, che Rainsy continua ad accusare pubblicamente di tanti misfatti, tra i quali nepotismo, corruzione ed appropriazione indebita di fondi, l’assassinio del leader sindacale Chea Vichea il 22 gennaio 2004, e di essere dietro al suo fallito assassinio (e quello di altri quattro esponenti dell’opposizione) nel 1997. Rainsy torna in esilio il 3 febbraio 2005 dopo che l’Assemblea Nazionale ritira la sua immunità parlamentare. Lo stesso giorno, il deputato Cheam Channy del Partito Sam Rainsy viene arrestato e imprigionato in un carcere militare con l’accusa di aver creato una milizia da utilizzare contro il primo ministro. Processato in assenza, nel 2005 Sam Rainsy viene condannato a 18 mesi di carcere per diffamazione. Pochi mesi dopo, riceve la grazia e torna nel paese. Sam Rainsy nutre grandi speranze per le elezioni del 2008, ma nel vivo della campagna elettorale il ministro degli Esteri, Hor Namhong, presenta una nuova denuncia contro di lui per diffamazione. Il suo partito si ferma al 22 per cento, contro il 58% del partito al potere. Rainsy lancia accuse di brogli.
IL NAZIONALISMO DI RAINSY – La propaganda politica di Sam Rainsy gioca molto sull’inveterato nazionalismo anti-vietnamita dei cambogiani. Nell’ottobre 2009, egli si rende protagonista di un episodio alquanto controverso quando, in occasione di una manifestazione nella provincia di Svay Rieng, entra illegalmente in territorio vietnamita in segno di protesta contro la demarcazione del confine tra i due paesi. In seguito all’episodio, nel gennaio 2010 Sam Rainsy viene condannato a due anni di carcere con l’accusa di aver danneggiato alcuni cartelli di demarcazione posti lungo il confine con il Vietnam. Nel settembre successivo arriva una nuova condanna, a dieci anni di carcere, per dei commenti relativi alla vicenda. La sentenza viene considerata ingiusta dall’Ong Human Rights Watch. Intanto Rainsy si ritrova di nuovo in esilio, di nuovo in Francia, dove il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pierre Lellouche, dichiara a nome del Governo di Parigi la solidarietà alla causa dell’opposizione cambogiana definendo Rainsy una “vittima del bullismo” del regime di Phnom Penh.
L’ULTIMO RITORNO: ELEZIONI 2013 – In vista delle elezioni del 28 luglio 2013, Rainsy viene di nuovo graziato da un decreto reale, richiesto questa volta addirittura dal Primo Ministro Hun Sen (in seguito a forti pressioni internazionali). Rainsy, che ha sempre definito “politicamente motivate” le sentenze nei suoi confronti, è tornato in patria nei giorni scorsi, accolto da centinaia di migliaia di simpatizzanti che hanno inondato le strade di Phnom Penh (video sotto). Rainsy è oggi il leader delle opposizioni cambogiane, che in questa tornata elettorale si presentano unite in una coalizione denominata Partito per la Salvezza Nazionale Cambogiana (CNRP, il cui simbolo è un sole che sorge). Secondo la Commissione Nazionale per le Elezioni, Rainsy rimane pero’ ”ineleggibile”: non potrà né candidarsi né votare, dato che le liste elettorali sono state chiuse prima della grazia reale, formalizzata lo scorso 12 luglio.