Maggioranza in entrambe le Camere: ora Shinzo Abe potrà attuare la sua agenda di riforme economiche. Ma preoccupano le sue posizioni ultra-nazionaliste
BANGKOK (Asiablog) – La coalizione del premier giapponese, Shinzo Abe, ha vinto nettamente le elezioni per metà dei seggi della Camera alta e ora controlla entrambi i rami del Parlamento nipponico.
I NUMERI DEL VOTO – Il Partito liberaldemocratico ha ottenuto 65 seggi e l’alleato Nuovo Komeito 11, per un totale di 76 seggi sui 121 in palio, mentre il Partito Democratico di opposizione è crollato da 44 a 17 seggi. Grazie ai 59 di cui già disponeva, il premier giapponese potrà fare affidamento su una solida maggioranza di 135 dei 242 seggi della Camera alta. Il principale partito di opposizione, il Partito Democratico, ne ha solamente 59. Dovrebbe finire così l’attuale situazione di stallo politico che risale al 2007, quando lo stesso Abe subi’ un’umiliante sconfitta elettorale durante il suo primo premierato.
ABENOMICS E NUCLEARE – La nuova maggioranza permetterà al 58enne Abe di far approvare la sua agenda di riforme economiche, la cosiddetta “Abenomics”, caratterizzata da riforme e liberalizzazioni per rilanciare l’economia. Il capo del governo promette di spingere la terza economia mondiale fuori da una ventennale fase di deflazione, soprattutto attraverso un’aggressiva politica monetaria – si punta a raddoppiare la quantità di moneta in circolazione – tesa a rilanciare la spesa e stimolare l’economia. Abe potrebbe anche arrivare a completare il suo mandato quinquennale, come non accade dal 2006 con il riformista Junichiro Koizumi. Più controversa la sua posizione sulla politica energetica: Abe è a favore della ripresa dell’attività dei reattori nucleari, spenti dopo la catastrofe di Fukushima, che vede contrari molti cittadini giapponesi.
NAZIONALISMO E CINA – Lascia dei dubbi anche l’impostazione Abe di riguardo alla politica estera, caratterizzata da un’ideologia fortemente nazionalista, spesso criticata dai suoi vicini, soprattutto da Pechino, e che rischia di avere conseguenze negative anche per l’economia nipponica. E’ vero che Shinzo Abe, un negazionista che contesta la veridicità delle atrocità commesse dal Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, non potrà cambiare la costituzione ‘pacifista’ del Giappone, come si era proposto di fare, visto che i partiti favorevoli non hanno ottenuto i due terzi dei seggi necessari per le modifiche costituzionali, ma le tensioni con la Cina sono destinate a rimanere irrisolte. A proposito di Pechino: questo fine settimana Abe viaggerà nel sudest asiatico – Filippine, Singapore e Malesia – per stringere rapporti commerciali e soprattutto per discutere delle contese territoriali con la Cina. A Manila, Abe conta di stipulare un accordo di cooperazione militare con il Governo filippino, che ha problemi con la Cina nel Mar Cinese Meridionale, mentre a Singapore il premier giapponese incontrerà il vicepresidente statunitense Joe Biden, con il quale discuterà delle isole Diaoyu, contese da Pechino e Tokyo, della base americana di Okinawa e di sicurezza nel Pacifico. Ad ogni modo, secondo alcuni osservatori, per favorire la creazione di un nuovo e più pacifico scacchiere geopolitico nella regione Asia-Pacifico dovrebbe essere Tokyo a fare il primo passo, cominciando con l’annacquare il suo nazionalismo dalle tinte negazioniste. “Se il Giappone facesse veramente i conti con la sua storia di aggressioni, e se accettasse che aver costretto donne locali a prostituirsi durante l’occupazione di altri paesi [prima e durante la Seconda Guerra Mondiale] fu una violazione dei diritti umani, allora la Cina, le due Coree, e il Giappone potrebbero migliorare i rapporti,” ha spiegato il Professor Kyung-min Kim della Hanyang University in South Korea. “Con la riduzione dei conflitti, questa regione potrebbe diventare la più prospera al mondo.”