Chi ha visto il film I tre giorni del Condor (Sydney Pollack, 1975) non credo si sia meravigliato nel notare il paradosso che si è creato riguardo al sistema di sorveglianza PRISM.
Affidato dal governo statunitense alla National Security Agency (NSA) questo sofisticato ed invasivo sistema di sorveglianza non riesce neppure a controllare i propri impiegati.
Il paradosso non riduce comunque la portata dell’impatto negativo che questa “pretesa di sorvegliare” tutto e tutti produce sul vivere civile e democratico di una comunità.
In generale, l’uso di informazioni sensibili sconta l’utilizzo proprio o improprio che viene fatto di queste medesime informazioni. Questo può avvenire in ogni ambito del sociale e, come nel film e nell’attuale vicenda Snowden, l’unica difesa possibile non è tanto la defezione di un impiegato quanto la libertà di stampa.
La libertà di stampa, da sempre sotto attacco, deve essere difesa non solo con la consapevolezza che questa libertà viene considerata un pericolo da chi detiene il potere e quindi vuole controllarla, ma anche con la consapevolezza che la lettura deve essere sempre critica e mai passiva.
Sempre porsi le domande: “Mi hanno raccontato tutto? Perché mi raccontano questo?”
Con un avvertenza: non intendo scetticismo di principio che è un atteggiamento poco produttivo al pari della credulità.
Riguardo a questo post le mie risposte alle domande sarebbero: “Sì, è tutto, anche se molto sinteticamente.” E “vi ho raccontato questo solo per difendere la libertà di stampa.”
Ma le risposte, come le domande, fanno parte del difficile compito del lettore.
Fonte immagini: RSFItalia.
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