Rivolta senza precedenti nella “Repubblica Socialista”. I prigioneri politici chiedono il rispetto dei diritti umani.
Di Alessio Fratticcioli
BANGKOK (Asiablog) – Decine di detenuti in rivolta hanno preso il controllo di una prigione vietnamita per diverse ore. La protesta ha avuto luogo domenica mattina nel carcere di Xuan Loc, nella provincia di Dong Nai, circa 40 chilometri a nord di Ho Chi Minh City (Saigon), la maggiore città della Repubblica Socialista del Vietnam. Secondo alcune fonti, il carcere ospita prigionieri politici di alto profilo.
LA RIVOLTA RACCONTATA DAI MEDIA DI REGIME – In Vietnam televisioni, radio e stampa sono controllate dal regime ma, pur non facendo alcun riferimento ai prigionieri politici, anche diversi mezzi di comunicazione hanno riportato che lunedì nel carcere di Xuan Loc c’è stata una protesta. Circa 50 prigionieri “hanno fracassato la prigione e hanno preso in ostaggio Ho Phi Thang, il direttore del carcere“, ha scritto il Thanh Nien (La Gioventù), il quotidiano organo dell’organizzazione giovanile del partito unico. “Mi hanno tenuto in ostaggio, ma non mi hanno minacciato o molestato,” ha dichiarato Thang. Un poliziotto è stato leggermente ferito, ha aggiunto il giornale. Le guardie hanno ripreso il controllo della prigione diverse ore più tardi e il capo della prigione è stato rilasciato. Il tenente generale della polizia Ho Thanh Dinh ha detto che la protesta “è partita da alcuni leader dei prigionieri“, senza specificare se fossero prigionieri politici o detenuti comuni. “Abbiamo identificato circa 40 detenuti (che hanno organizzato la rivolta). Saranno puniti in conformità con la legge“, ha detto Dinh alla stampa. I prigionieri hanno organizzato la rivolta per chiedere miglior cibo e un trattamento più decente, o altrimenti di essere trasferiti in un altro centro di detenzione, ha aggiunto Dinh.
LA RIVOLTA SECONDO I DISSIDENTI – Secondo Le Thang Long, ex prigioniero politico ed attivista democratico, e stando a quanto scritto da alcuni blog dissidenti, in prima fila tra gli insorti ci sarebbero i prigionieri politici, tra i quali l’imprenditore e cyber-dissidente Tran Huynh Duy Thuc, che sta scontando una condanna a 16 anni di carcere per “tentata sovversione”. La rivolta sarebbe scoppiata, secondo alcuni ex detenuti, perche’ il carcere non rispetterebbe i più elementari diritti umani, il cibo sarebbe insufficiente, le celle troppo piccole e mancherebbero i medicinali. Secondo un comunicato inviato via email all’agenzia France Presse dal Partito Democratico Popolare del Vietnam (Viet Tan), gruppo politico anti-governativo in esilio, i disordini sarebbero stati organizzati dai prigionieri politici “per protestare contro il trattamento disumano” riservato loro dal carcere di Xuan Loc, e in particolare per chiedere la fine degli abusi commessi dalle guardie carcerarie. Due anni fa la famiglia di Nguyen Van Hai, altro blogger in galera, è stata informata dalle autorità che l’uomo ha misteriosamente “perso un braccio“. I parenti, che non hanno il permesso di visitare il loro caro, credono che egli abbia perso l’arto in seguito alle torture subite. I parenti dei carcerati temono che i loro cari, che hanno avuto il coraggio di protestare per i loro diritti umani e per portare all’attenzione mondiale le condizioni dei prigionieri_di_coscienza in Vietnam, possano ora subire delle ritorsioni da parte delle autorità carcerarie.
I CARCERATI SONO ESSERI UMANI – La rivolta arriva pochi giorno dopo la fine dello sciopero della fame di Cu Huy Ha Vu, un dissidente di alto profilo. IL’uomo, 55 anni, di professione avvocato, è il figlio di Cu Huy Can, poeta rivoluzionario e ministro nel governo di Ho Chi Minh, eroe della Liberazione e primo Presidente del Vietnam. Vu, che sta scontando una condanna di sette anni per la diffusione di propaganda contro lo stato, ha rifiutato il cibo per tre settimane per protestare contro le condizioni del suo carcere. Con la sua azione Vu “ha lanciato un messaggio mai ascoltato prima in Vietnam – che i detenuti hanno gli stessi diritti degli altri cittadini“, ha detto il suo avvocato Tran Vu. “Vu vuole dimostrare che anche in carcere possiamo ancora lottare per i nostri diritti.”
NON DISTURBATE IL MANOVRATORE – La Repubblica Socialista del Vietnam è una nazione dell’Asia sudorientale di circa 90 milioni di abitanti, con un’economia in rapida crescita (circa 7% nel 2010) ma un’inflazione a due cifre. L’organizzazione internazionale per la Libertà di Stampa Reporter Senza Frontiere include il Vietnam nella lista dei paesi “nemici di Internet” insieme a Bahrain, Bielorussia, Birmania, Cina, Cuba, Iran, Corea del Nord, Siria, Turkmenistan, e Uzbekistan. Nonostante il Vietnam, come la Repubblica Popolare Cinese, abbia aperto la sua economia al libero mercato internazionale da piu’ di vent’anni e sia entrato nel WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), la classe dirigente non appare per nulla intenzionata a rinunciare al potere e ai privilegi che ne derivano. Per ora Hanoi sembra avere tutta l’intenzione di continuare a sopprimere la libertà e i diritti, lasciando briglia sciolta all’impetuoso sviluppo economico.
Fonte immagine: BBC