La campagna elettorale relativa alle elezioni cambogiane, previste per il 28 luglio 2013, sta assumendo toni sempre più aspri, e non sembra escluso si possa giungere a veri e propri scontri tra sostenitori dei diversi partiti. Al centro del dibattito c’è ancora la triste pagina della storia cambogiana che, dal 1975 al 1979, vide all’opera il regime di Pol Pot e dei Khmer Rossi. Una pagina ancora dolorosa e non superata, che continua a creare divisioni forse insanabili.Lo scontro, per ora solo politico, è tra il partito al governo, il Partito del Popolo Cambogiano (CPP), guidato dal primo ministro Hun Sen, ed il Partito per la Salvezza Nazionale Cambogiana (CRNP), con a capo Sam Rainsy, attualmente autoesiliatosi per evitare una condanna a 12 anni di carcere, inflitta nel 2009 a seguito di una protesta relativa alla demarcazione del confine tra Cambogia e Vietnam.
Rainsy accusa Sen di corruzione e di non avere voluto fare i conti con il passato del paese, ospitando tra le file del CPP numerosi personaggi colpevoli di crimini commessi durante il regime dei Khmer Rossi. A sua volta Sen accusa Rainsy di volere il caos nel paese, sostenendo che una vittoria delle opposizioni precipiterebbe la Cambogia in uno stato di confusione paragonabile a quello degli anni di Pol Pot, dove gli avversari politici saranno giustiziati sommariamente e scoppieranno conflitti con i paesi vicini.
Secondo molte organizzazioni internazionali in realtà i dirigenti del CPP starebbero tentando di costruire una vera e propria dinastia politica, presentando i propri figli alle elezioni di luglio, ed accentrando ancor più il potere nelle proprie mani. La Cambogia risulta inoltre essere essere uno dei paesi più corrotti del mondo, con una compagine governativa sempre più estesa – solo i ministri risultano essere 27 – che non si farebbe scrupolo, secondo gli oppositori, di usare fondi pubblici a fini personali. Un paese inoltre dove i diritti umani più elementari verrebbero di fatto ignorati.
Quella di luglio sarà la quarta volta che i cambogiani si recheranno alle urne, e nelle tornate precedenti il CPP è sempre risultato vincitore tranne che nel 1993, quando il FUNCIPEC (Fronte Unito Nazionale per una Cambogia Indipendente, Neutrale, Pacifica e Cooperativa) vinse le elezioni, ma il Partito del Popolo Cambogiano prese il potere a seguito dei disordini che seguirono l’annuncio dei risultati, finendo per formare un governo in alleanza con il principe Norodom Ranariddh. Tuttavia a queste elezioni Rainsy non potrà ufficialmente partecipare, essendo minacciato di arresto, ma il leader dell’opposizione si dice sicuro che il suo partito, seppur nato solo di recente, nel 2012, dalla fusione con il HRP(Partito dei Diritti Umani), avrà un ottimo risultato. Da sottolineare come Rainsy faccia inoltre appello agli USA, all’Unione Europea ed alla comunità internazionale tutta, affinché vengano prese sanzioni in caso di brogli elettorali.
Lo spettro di Pol Pot aleggia quindi sulla campagna elettorale, proprio mentre il Tribunale Speciale per i crimini dei Khmer Rossi rischia di dover fermare i suoi lavori per la mancanza di finanziamenti internazionali. Tribunale mai amato da un paese come gli Stati Uniti che, nonostante si dica apertamente dispiaciuto per l’esclusione di Rainsy dalla contesa elettorale, non ha mai desiderato si facesse troppa luce sui fatti legati alla Kampuchea Democratica (questo il nome della Cambogia tra il 1975 ed il 1979). E non va dimenticato come lo stesso primo ministro Hun Sen sia stato accusato da più parti di avere più volte boicottato i lavori di indagine sui crimini dei Khmer Rossi.
La politica cambogiana risulta quindi ancora fortemente influenzata da vicende storiche ancora troppo recenti, una storia con pagine oscure che da più parti si ha interesse a tenere nascoste. Una Storia usata strumentalmente per fini politici, mentre per le sorti del popolo cambogiano non sembra esserci molto interesse.
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