In Malesia aumentano le tensioni politiche e il regime sceglie la repressione
BANGKOK (Asiablog) – Continua la crisi politica della Malesia dopo le elezioni nazionali del 5 maggio nelle quali il partito al potere ha perso per la prima volta la maggioranza di due terzi del Parlamento. Al Pakatan Rakyat (PR), l’opposizione guidata da Anwar Ibrahim, non e’ bastato conquistare la maggioranza assoluta dei voti (50.87%) per scollare dalle poltrone del Governo il Barisan Nasional (Fronte Nazionale, BN). Con il 47.38% dei voti, il BN del Primo Ministro Najib Razak ha ottenuto 133 su 222 seggi in Parlamento, lasciando all’opposizione solamente 89 seggi. Nonostante la vittoria, per il BN, che guida l’ex colonia britannica dall’Indipendenza ottenuta nel 1957, si e’ trattato comunque del peggior risultato elettorale di sempre.
L’OPPOSIZIONE DENUNCIA BROGLI – Le elezioni hanno riconsegnato per la tredicesima volta il potere nelle mani del partito al potere da ben 56 anni, ma, oltre a qualche dubbio riguardo alla legge elettorale, sulla coalizione vincente pesano anche accuse di brogli. Il primo ministro Najib Razak e le autorità elettorali hanno negano ogni manipolazione dei risultati, ma l’opposizione sostiene cheil regime abbia mantenuto il potere attraverso schede elettorali fasulle e altre irregolarità. Di conseguenza, sia il PR che il movimento anti-governativo Bersih (‘Pulito’) hanno respinto il risultato. Il leader dell’opposizione Anwar Ibrahim, gia’ condannato a 10 anni di carcere per accuse poi rivelatesi false, ha denunciato irregolarità, ha promesso ricorsi, ed ha portato la sua gente in piazza (e anche nei centri commerciali e allo stadio).
REPRESSIONE – Come risposta alle proteste, le autorità malesi hanno arrestato tre note figure anti-governative, uno studente accusato di sedizione e altri 18 giovani. Gli arrestati sono Tamrin Ghafar, figlio di un ex primo ministro e membro del PR; Tian Chua, vice presidente del PR; Haris Ibrahim, attivista per i diritti umani che guida un gruppo anti-governativo; Adam Adli, studente di 24 anni reo di aver rilasciato “dichiarazioni sediziose” che includevano inviti a “scendere in piazza per riprenderci il potere”; e 18 giovani che manifestavano per il rilascio di Adam Adli. Accusati di istigazione alla sedizione, gli uomini sono stati privati della libertà, secondo Amnesty International, “solamente per aver espresso pacificamente le loro opinioni politiche”. Rischiano pesanti multe e diversi anni di carcere.
REATO DI SEDIZIONE – Gli attivisti per i diritti umani hanno a lungo criticato la legge anti-sedizione della Malesia, introdotta nel 1949 durante il dominio coloniale britannico, che considera penalmente perseguibile ogni affermazione orale o scritta con “tendenza eversiva o sediziosa”. Secondo le voci critiche, la legge sarebbe principalmente uno strumento utilizzato dal regime per frenare il dissenso sociopolitico, anche quando espresso in maniera civile e non-violenta. Najib l’anno scorso aveva promesso l’abolizione della legge, e la sua sostituzione con nuovi regolamenti in grado di garantire un migliore equilibrio tra la libertà di parola e la necessita’ di mantenere l’ordine pubblico. Ma alle parole non sono seguiti i fatti.
REAZIONI INTERNAZIONALI – Gli Stati Uniti hanno fatto sapere di essere attenti alle preoccupazioni riguardanti presunte irregolarità elettorali, e credono sia importante che le autorità della Malesia prendino in seria considerazione tutte le obiezioni sollevate dall’opposizione. Amnesty International ha esortato il Governo a “porre fine alla repressione post-elettorale” che sta colpendo le voci critiche e a rilasciare immediatamente gli uomini arrestati ingiustamente. Il primo ministro Najib Razak, che ha parlato di un “periodo di riconciliazione nazionale”, continua a giocare la carta del suo merito nell’aver guidato il boom economico e lo sviluppo del Paese. In realta’, Najib si trova in una situazione di particolare incertezza, essendo il primo leader della Malesia post-coloniale a vincere con il voto della minoranza dell’elettorato e a dover fronteggiare un’opposizione democratica organizzata e popolare.
La Malesia, terza economia del sudest asiatico, è una federazione di 13 stati e 3 territori federali. Ha 29 milioni di abitanti, a maggioranza musulmana. Secondo Freedom House, la Malesia è un paese “parzialmente libero”.