È appena stato presentato al Festival di Cannes ma, a leggere le recensioni, la lettura che Baz Luhrmann fa de Il grande Gatsby non ha incontrato i favori della critica.
Questa è la quarta pellicola tratta dal romanzo omonimo di Francis Scott Fitzgerald, forse la prossima avrà maggior fortuna.
Fortuna vuole che il libro sia sempre quello.
Il biografo di Fitgerald, Andrew Le Vot, a proposito de Il grande Gatsby, scrive che questo libro riflette: “ … il cuore dei problemi che lui e la sua generazione dovettero affrontare… In Gatsby, pervaso com’è da un senso del peccato e della caduta, Fitzgerald assume su di sé tutta la debolezza e la depravazione della natura umana“.
Oggi forse vale la pena rileggerlo, in fondo anche noi viviamo un’epoca difficile.
Siamo “di fronte allo spettacolo di un capitalismo finanziario ossessionato dal profitto, insensibile alle sue conseguenza sociali e alle vertiginose disuguaglianze che contribuisce ad accentuare da trent’anni, senza nessuna regolamentazione. Un capitalismo che privatizza i guadagni e socializza le perdite, che considera gli stati come un’eredità sovietica, ma che conta su di loro per essere aiutato quando gira il vento, e che di crisi in crisi trascina i paesi occidentali verso un naufragio nel quale le classi medie sembrano destinate ad affogare, mentre i responsabili vengono salvati in elicottero” (Emmanuel Carrère – Quattro giorni a Davos – XXI)
Il mese scorso, invece, è stato pubblicato per la prima volta in Italia Il grande Guy di Terry Southern ed il critico Stefano Ciavatta, così racconta il libro:
“…Fitzgerald si trasforma in un irriverente falò delle beffe. Via il tormento e il fallimento di Gatsby: il grande Guy è riuscito a ottenere un posto al sole, gode di un patrimonio di 180 milioni di dollari e si diverte a spendere soldi in feste e scherzi per dimostrare che cosa la gente è disposta a fare per denaro. Basta una multa sul parabrezza per lanciare la sua sfida al primo che passa: “quanto vuoi per mangiarla?”. C’è da divertirsi.”
Una satira.
Southern e’ un autore poco conosciuto e poco pubblicato in Italia. Una decina d’anni addietro mi capitò di leggere il suo Blue Movie dopo aver appreso (forse una recensione nel Domenicale del Sole24 Ore) i suoi trascorsi di collaboratore alla sceneggiatura del Dottor Stranamore e di Easy Rider e questo era più che sufficiente come referenza per acquistare il libro che, scritto nel 1970, mi ricordava gli anni in cui vivevo di speranze e sogni e utopie.
Satira anche questa, indirizzata al mondo dei film pornografici e c’è da divertirsi.
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