“Qui non si tratta soltanto di chiedersi come dovrebbero trattare gli uni con gli altri i singoli individui, ma anche di domandarsi come dovrebbe essere la legge, e come dovrebbe essere organizzata la società”.
Un libro che non intende “mostrare chi ha influenzato chi nella storia del pensiero politico, ma invitare i lettori a sottoporre a un esame critico le loro idee sulla giustizia, a chiarire a se stessi cosa pensano e perché”.
Giustizia, il nostro bene comune – Michael Sandel – Ed. Feltrinelli
In queste strane giornate in cui, pur di non apparire colpevole, un condannato proclama non solo la sua innocenza, atto comunque comprensibile, ma incita ad opporsi alla ingiusta Giustizia verrebbe da tacere, allibiti, sorpresi, ma soprattutto incantati dalla sfrontatezza con cui viene accusata la Giustizia, se non fosse che questo mette in gioco la nostra vita.
Lo sopravvivenza democratica di uno Stato democratico, la nostra sopravvivenza, si basa sulla separazione tra il potere legislativo, esecutivo e giudiziario.
Quale recente sorte sia toccata ai poteri legislativo ed esecutivo è dinnanzi agli occhi di tutti. Entrambi sacrificati e corrosi, ridotti a rappresentare e difendere esclusivamente se stessi e non l’ideale democratico di rappresentanza dei cittadini. Cittadini che, pure avendo eletto i legislatori, di certo non meritano questo.
“Un insegnamento che Michele Vietti, attuale vicepresidente del Csm e indicato come possibile ministro della Giustizia (poi hanno preferito la Cancellieri), non deve aver assimilato, nonostante sia deputato Udc e dunque, presumibilmente, cattolico. Il suo eloquio è tale che l’interlocutore finisce invariabilmente con il grattarsi la testa chiedendosi: ma che ha detto? Una volta si smarrì e disse, papale papale. “Sì è vero, questa legge (quella sul legittimo impedimento che servì a B per bloccare i suoi processi per altri 2 anni dopo che i lodi Schifani e Alfano erano stati dichiarati incostituzionali) probabilmente è incostituzionale; ma ci servirà per fermare i processi al presidente del Consiglio per un paio d’anni, fino a quando sarà approvata la riforma della Costituzione che gli garantirà l’immunità” (il riassunto è di chi scrive, il concetto è fedelmente riportato). Impeccabile come legislatore.” (Bruno Tinti – Vietti giustifica gli inciuci con il suo politichese –ilFQ 03/05/2013)
“Coesione! coesione! coesione! È il nuovo imperativo categorico. Non se ne potrebbe trovare uno peggiore. Perché la coesione, ma meglio sarebbe parlare di concordia, è benefica se c’è giustizia. E quale giustizia possiamo aspettarci da un esecutivo che deve operare sotto il comando, o a essere benevoli, il forte condizionamento, del peggior nemico del governo delle leggi, dell’indipendenza della magistratura e soprattutto della Costituzione repubblicana? Quale giustizia da chi ha portato in Parlamento corruttori di giudici, collusi con la mafia, corrotti di ogni tipo e li ha poi difesi con tutte le sue forze? Quale giustizia da chi ha approvato le peggiori leggi a favore dei gaglioffi? Essere concordi o coesi con figuri siffatti vuol dire essere complici di ingiustizie, e così crescono non la concordia ma la discordia, e perfino la rabbia e il furore, due passioni pericolosissime per l’ordine repubblicano. (Maurizio Viroli – La “coesione” fra Pd e Pdl farà trionfare le ingiustizie – ilFQ 30/04/2013)
Il nostro estremo baluardo, la nostra ultima barricata, contro la perdita di ideali e la loro sostituzione con marketing e carisma personale: la Giustizia. Uno dei pilastri su cui poggia la Democrazia.
E la Giustizia, come la Democrazia, deve essere studiata, compresa e poi difesa ed insegnata.
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