Dopo Sandokan e Occhio di Falco, Kim e Tom Sawyer trovai eroi nei personaggi di Stevenson, Melville, Defoe, Conrad e London frullandoli assieme in una continua sequenza di uragani e nevicate, balene e lupi, antropofagi e marinai, naufraghi e cercatori d’oro.
Di quei primi anni di lettura mi trascino ancora dietro, oltre a Kipling e Twain, anche Conrad e London.
E poi, casualmente, arrivò Italo Calvino. Da lui ho, all’inizio inconsciamente, imparato a cercare di vedere oltre le costruzioni del nostro cervello.
Oltre la luce che crea i colori tra visconti dimezzati e baroni rampanti in città invisibili popolate da cavalieri inesistenti con destini incrociati da cosmiche comiche.
Io lo considero il maggior romanziere italiano, ma è solo una questione di gusti. Provate a leggere: “Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti” (qui), pubblicato il 15 marzo 1980, e ditemi se non è di un’attualità quasi inverosimile. Quasi, perché come dice Karl Marx, la storia si ripete, la prima volta in tragedia e la seconda volta in farsa.
E mentre Calvino raccontava la tragedia, noi oggi viviamo in una farsa.
“Per stabilizzare la finanza internazionale, dopo la crisi che ne ha travolto il folle equilibrio, biliardi di dollari sono stati praticamente regalati dai governi alle istituzioni bancarie di tutto il mondo. Perché non è stato mai possibile mobilitare risorse anche solo lontanamente comparabili per affrontare la drammatica piaga della povertà e la rovinosa crisi ecologica?
In queste pagine, Slavoj Zizek tratteggia il fallimento morale della modernità nei termini dei due eventi che hanno aperto e chiuso gli anni Zero, il micidiale uno-due della nostra Storia, il diritto della tragedia, il gancio della farsa.
Zizek smonta l’ingranaggio dell’ideologia liberista individuandone il nucleo utopico e perverso, che ne ha determinato la crisi. E per combattere l’irrazionalità del capitalismo globale, Zizek ritiene necessario imparare dai fallimenti della sinistra novecentesca: solo così si potrà formulare una nuova ipotesi di emancipazione dell’umanità, un’ipotesi che Zizek non esita a ri-definire comunista.”
(dalla recensione di Dalla tragedia alla farsa. Ideologia della crisi e superamento del capitalismo di Slavoj ZiZek – Ed. Ponte alle Grazie)
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