In Nuova Zelanda i gay potranno sposarsi. I gruppi per i Diritti Umani: “pietra miliare per l’uguaglianza”. E in Italia il dibattito continua
BANGKOK (Asiablog) – Il Parlamento della Nuova Zelanda ha legalizzato il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, diventando il primo paese dell’area Asia-Pacifico a permettere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Il Marriage Equality Bill, approvato a larga maggioranza con 77 voti contro 44, supera il precedente Marriage Act del 1955 e ridefinisce il matrimonio come unione fra due persone, piuttosto che fra un uomo e una donna. Il premier John Key, esponente del liberal-conservatore New Zealand National Party, aveva da tempo espresso chiaro sostegno alla proposta di legge, presentata dalla laburista Louisa Wall.
UN MONDO MIGLIORE – “Escludere un gruppo sociale dal matrimonio è oppressivo e inaccettabile“, ha detto la Wall quando ha preso la parola in Parlamento durante il dibattito prima del voto. “I principi di giustizia e di uguaglianza non sono rispettati se l’istituzione fondamentale del matrimonio è riservata solo agli eterosessuali.“
Kevin Hague, un esponente del partito Verde, ha preso la parola per ricordare di aver vissuto con il suo compagno per quasi 29 anni.
“Fino ad oggi ci è stato negato un diritto umano fondamentale,” ha detto di fronte agli altri membri del Parlamento. “Le conseguenze di questa legge saranno che le coppie omosessuali potranno sposarsi, le persone transgender non saranno più costrette al divorzio, ci saranno meno pregiudizi e meno violenza, il mondo sarà un posto migliore e non ci sarà assolutamente nessuna conseguenza negativa per nessuno.”
Secondo i gruppi per i diritti umani, la nuova legge rappresenta una pietra miliare per l’uguaglianza. Dopo l’approvazione del matrimonio equalitario, migliaia di persone si sono ritrovate fuori del parlamento della capitale Wellington e in altre citta’ per festeggiare. Sotto le bandiere arcobaleno ci sono stati baci, abbracci e lacrime di gioia.
PROTESTE DEI GRUPPI RELIGIOSI – La legge ha invece subito una pesante opposizione da parte della Chiesa cattolica. Per proteggere il ‘matrimonio tradizionale’ una lobby cristiana aveva anche lanciato una campagna online. Il partito nazional-populista New Zealand First (6.59% dei voti e 7 seggi alle elezioni del 2011) aveva allora proposto un referendum, ipotesi poi abbandonata anche a seguito di un sondaggio che mostrava come il 60 per cento della popolazione fosse favorevole ai matrimoni gay. Nonostante questo e malgrado il voto favorevole del Parlamento, le lobby cristiane hanno fatto sapere di non avere alcuna intenzione di arrendersi: continueranno a dar battaglia contro i matrimony gay che, per citare le parole di Papa Francesco, “sono un segno del diavolo e un attacco devastante ai piani di Dio.”
MATRIMONIO GAY NEL MONDO – Il mondo si sta muovendo in direzione opposta da quella auspicata dal papa e dai gruppi religiosi piu’ conservatori. Oltre alla Nuova Zelanda, anche i seguenti paesi hanno legalizzato i matrimoni gay: Paesi Bassi (dal 2001), Belgio (2003), Spagna (2005), Canada (2005), Sud Africa (2006), Norvegia (2009), Svezia (2009), Portogallo (2010), Islanda (2010, il 27 giugno 2010 il premier Johanna Sigurdardottir ha sposato la sua compagna), Argentina (2010), Danimarca (2012), e Uruguay (2013). Ci sono poi alcuni Paesi – come la Germania, la Finlandia, la Repubblica Ceca e la Svizzera – che hanno adottato una legislazione sulle unioni civili che concede diritti più o meno estesi agli omosessuali. Al contrario, in 39 Paesi al mondo l’omosessualita’ costituisce un reato punibile con il carcere e cinque che prevedono la pena capitale.
GRILLO RILANCIA IL DIBATTITO IN ITALIA – La Nuova Zelanda si trova agli antipodi del Bel Paese. Nonostante nel nuovo Parlamento siano stati gia’ presentati quattro disegni di legge per il matrimonio egualitario, di fatto Sinistra Ecologia e Liberta’ (SEL) e’ la sola forza politica ad aver inserito nel programma “l’estensione del matrimonio civile anche alle coppie omosessuali.” Nel Partito Democratico (PD) la linea predominante, sostenuta anche dal segretario Pier Luigi Bersani, e’ una soluzione alla tedesca: non matrimonio ma semplici unioni civili. Il Movimento Cinque Stelle (M5S) nel programma non tratta di matrimonio gay ma la prima proposta di legge depositata in Parlamento (al Senato) dai grillini è proprio sul matrimonio tra persone dello stesso sesso – un testo “molto avanzato”, secondo Jacopo Iacoboni. Non e’ chiaro quanto questa proposta sia condivisa dai parlamentari e dai militanti grillini, ma la scorsa estate Beppe Grillo, il “capo politico” del partito, aveva firmato un post nel quale ribadiva la sua posizione favorevole:
“[…] Io sono favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso, ognuno deve poter amare chi crede e vivere la propria vita con lui o con lei tutelato dalla legge. […].
La coppia di fatto, etero o omo, anche se convive per decenni, anche se ha dei figli, non è riconosciuta giuridicamente. L’Italia non ha una legislazione per le unioni di fatto. E’ una vergogna che va attribuita in ugual misura al pdmenoelle, al pdl e a Santa Madre Chiesa, la convitata di pietra. Chi convive, in caso di morte, non lascia al suo compagno o compagna, la pensione o la casa in cui vive. Non è prevista alcuna eredità. Nulla di nulla.
[…]Non c’è nulla di male a essere gay. Fa invece schifo negare diritti sacrosanti per un pugno di voti.”
Ad ogni modo, in seguito alla proposta di legge, un discreto numero di simpatizzanti del politico genovese e del suo partito ha deciso di ‘far sentire la sua voce’ sul sito www.BeppeGrillo.it lasciando commenti piu’ o meno negativi. Sotto abbiamo riportato qualche screenshot.
Agli antipodi rispetto a una parte dei commentatori del sito di Grillo, menti luminose come Stefano Rodota’ ed il noto giurista Vladimiro Zagrebelsky sostengono che sia non solo possibile, ma addirittura doveroso ed inevitabile, l’introduzione di una legislazione che garantisca il rispetto della dignità e dell’eguaglianza di tutti i cittadini italiani. La speranza e’ che questo Parlamento riesca ad applicare la Costituzione italiana, le normative europee e il buon senso abolendo ogni forma di discriminazione basata sulle tendenze sessuali.