La penisola coreana sta diventando sempre più indecifrabile, e nella crisi internazionale con la Corea del Nord il regime di Pyongyang rappresenta solo l’aspetto più folkloristico e massmediatico, ma gli attori coinvolti sono molti ed ognuno con un proprio copione.
Gli occhi dei media sono puntati sul leader nordcoreano, Kim Jong-un, pronti a trattarlo come un pazzo senza analizzare (almeno tentare di farlo) cosa sta veramente accadendo. La Corea del Nord sta annaspando in una situazione che la vede sempre più isolata, tra spinte moderatamente riformatrici e tendenze alla conservazione. A Pyongyang è in corso una lotta interna tra diverse fazioni che sembra non ancora risolta. Il regime nordcoreano inoltre vive di immaginario, retorica e propaganda, il tutto guidato dall’ideologia ufficiale dello Juche, una sorta di socialismo militarizzato.
La Corea è un paese altamente hooliwoodiano, dove l’originario successore designato da Kim Jong-il perse la guida del più rigido paese comunista al mondo tentando di entrare illegalmente in Giappone, con documenti falsi, per andare a visitare Disneyland. La Corea del Nord inoltre ha un Presidente ed un Capo delle forze armate che sono due fantasmi, dato che rispettivamente Kim Il-sung e Kim Jong-Il sono stati dichiarati, dopo la loro morte, presiedere quei ruoli “a vita”, ossia in eterno, e ciò in un paese comunista, cioè ateo, è davvero scenografico. Senza contare cosa accadrebbe con il passare del tempo, e dei leader…
Ma Pyongyang è sempre più sola, con la Corea del Sud che dopo un periodo di apertura ha smesso di interessarsi alla riunificazione, giudicata troppo costosa, usando casomai la minaccia nordcoreana spesso in chiave elettorale, ed alla Corea del Nord questo non dispiace del tutto. La Corea del Sud ha importanti interessi economici nel vicino del nord, specie nella zona economica speciale di Kaesong, dove utilizza manodopera nordcoreana a basso costo. Seul inoltre sta sempre più rivolgendo la sua attenzione verso sud, verso l’odiato giappone, (che ricambia cortesemente) e la contesa territoriale degli scogli Dokdo/Takeshima, che i sudcoreani hanno occupato nel 1952 ed i giapponesi rivendicano.
Le posizioni di Seul sempre più accesamente nazionaliste, e antigiapponesi, non piacciono per nulla a Washington, che rischia di vedere compromessa la sua presenza in Corea del Sud venendo vista come potenza “straniera”. Ma oltre che da “destra” gli Stati Uniti sono criticati dai sudcoreani anche da sinistra, in quanto ritenuti responsabili del fallimento dei processi di unificazione con i coreani del nord. Così come gli USA non gradiscono le iniziative di Mosca che sta stipulano accordi per un gasdotto che dalla Russia siberiana arrivi proprio in Corea del Sud, ovviamente passando per quella del nord. I russi hanno quindi tutto l’interesse a che Pyongyang non tiri troppo la corda, e che invece rispetti la parola data.
Lo stesso interesse al non eccedere da parte del regime nordcoreano è anche della Cina, che se in una Corea unificata vede un vicino troppo potente e manovrato dagli USA, d’altra parte non può accettare un tracollo nordcoreano pena il pericolo di un forte flusso immigratorio nelle sue province del sud. Pechino si è ultimamente allontanata da Pyongyang ma comunque sostenendo a livello internazionale che l’unica via per risolvere la crisi passa per il dialogo.
In conclusione Pyongyang sta tentando di affermare il suo diritto all’esistenza, sfruttando abilmente i giochi di potere tra altre potenze; l’esistenza della Corea del Nord, e la sua demonizzazione, non fa comodo a nessuno, ma allo stesso tempo serve a tutti.
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