Nel mio primo viaggio in Thailandia venivo per vedere mio figlio che da mesi vagava per l’Indocina ed avevo trovato appoggio logistico in un compaesano che, a Tak, nel nordovest della Thailandia, aveva aperto un resort.
Così, casualmente, passai 15 giorni al nord in luoghi lontani dal grande circuito turistico.
Tutto quel che sapevo sull’Indocina l’avevo letto quando avevo 8 anni su “La città del re lebbroso” di Emilio Salgari.
Il desiderio di leggere scrittori thailandesi è nato dopo quel primo viaggio. Forse cercavo un posto dove riposare e leccarmi le ferite o forse “quel posto” cercava me. Non saprei. Comunque nei due anni successivi ritornai per brevi periodi ed ora ci vivo. Ma non sono sicuro di quel che è successo veramente.
Sicuramente la mia è stata una scelta dettata da convenienze ed egoismo. Comunque sia, dopo il primo viaggio, desiderai leggere scrittori thailandesi per poter “vedere” la Thailandia, con occhi diversi da quelli di un turista ma anche di uno scrittore occidentale. Volevo, insomma, sapere come i thailandesi raccontano se stessi.
Il primo aiuto lo trovai nell’edizione dell’epoca di Thailandia (Ed. ETD) ma fu anche la scoperta del primo limite imposto alla mia ricerca: il ristrettissimo panorama disponibile in traduzione italiana.
Quindi non ho fatto alcuna selezione, escluderne anche solo uno sarebbe stato privarsi di molto del pubblicato.
Ma c’è da dire che la selezione, forse, è già stata fatta dai vari editori per motivi probabilmente legati ai gusti occidentali e quindi ad esigenze puramente commerciali.
Il primo libro che ho letto è “Storie dal golfo del Siam” di AA.VV. (Ed. Besa).
Riproposta editoriale (semplice cambio di copertina confermatomi dall’editore) del precedente “L’amato difetto ed altri racconti del Siam” . Raccoglie racconti brevi di vari autori dell’area (Malesia, Singapore, Thailandia) gli scritti thailandesi sono di: Ussuri Dhammachote, Sri Dao Ruang, Samruang Sing e Khamsing Srinawk.
C’è da dire che le trascrizioni fonetiche dei nomi degli autori seguono quelle del libro, ma mostrano tutte le manchevolezze dovute alla presenza di un sistema ufficiale, ma non univoco, di traslitterazione dall’alfabeto thai all’alfabeto latino. Quindi, per chi volesse cercare altri titoli di questi autori (tutti tradotti in lingua inglese), io segnalo che ad esempio: Ussiri Dhammachote è anche Ussuri Dhammachoti ma anche Atsiri Thamma-choat… comunque sia il suo nome è questo: อัศศิริ ธรรมโชติ. [1]
Per gli altri nomi lascio, a chi desidera leggerli, la gioia della ricerca e della scoperta.
Racconti brevi, ho detto, devo solo aggiungere: pagine ben lontane da stereotipi turistici e luoghi comuni sulla Thailandia.
P.S. A chi fosse interessato anche ad una “visione occidentale” della Thailandia consiglierei Bangkok di Lawrence Osborne (Ed. Adelphi), uno scrittore inglese che scrive di Bangkok, che non è “la Thailandia”, come non lo sono le più note località turistiche, ma è “anche Thailandia”.
Nota:
1] Una raccomandazione: capiterà di leggere altre mie pignole osservazioni circa la traslitterazione dal thailandese all’alfabeto latino (alcuni dicono romano), non date loro troppo peso. Anche perchè ho l’impressione che la confusione che si genera, dai nomi delle città e dei luoghi ma anche in altri contesti, non sia tenuta in alcuna considerazione né dagli editori e neppure dall’Amministrazione thailandese.
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