da Londra – Una notizia non recentissima, dicembre 2012, ma che non ha forse avuto il risalto che merita. La Cina ha fatto un notevole passo in avanti sulla via della libertà di espressione, e lo ha fatto a modo suo, ossia in grande stile. Il 14 dicembre scorso gli schermi dell’emittente CCTV-6 hanno trasmesso un film in precedenza bandito, ma la notizia sta nel fatto che il film in questione è V per Vendetta, andato in onda in prima serata e senza alcun taglio censorio, se non nel titolo tradotto con V Commando Team invece che con il più comune, in Cina, V Revenge Killing Squad.
Il film cult di James McTeigue era sulla lista nera del governo cinese a causa del suo messaggio anarchico e rivoluzionario, il che suscita ancora più sconcerto relativamente alla proiezione. Gli internauti cinesi una volta superato lo stupore per l’annunciata programmazione si sono lanciati in congetture ed ipotesi: da chi vi vede una decisa apertura del governo contro la censura a chi era scettico sulla reale messa in onda, poi avvenuta. In Weibo, un diffuso sito di microblogging cinese, la discussione in merito è stata tra le più discusse ed il topic con l’annuncio di CCTV-6 ha avuto più di 400 inoltri.
Una svolta quindi? Ancora presto per dirlo. Infatti se l’elezione di Xi Jinping, un moderato con uno sguardo rivolto all’estero, lascia pensare che un regime più tollerante della libertà d’espressione potrà vedere la luce in Cina, d’altra parte va detto che la scelta di V per Vendetta rappresenta una presa d’atto dato che la pellicola era già diffusa, sebbene difficilmente reperibile, nel mondo dei DVD pirara e del download illegale. Inoltre, nonostante i citati 400 inoltri, il topic di CCTV-6 non presentava commenti, evidentemente cancellati.
Sigificativo mi sembra inoltre che la Cina faccia un tale passo attraverso un film contenente numerosissmi riferimenti critici alla civiltà occidentale: dalla tecnocrazia di 1984 ai riferimenti alla “Coalizione dei volenterosi”, dai campi nazisti a classici del cinema come Per un pugno di dollari e Matrix. Quasi che il governo cinese volesse far dimenticare, tramite la sua “sponsorizzazione”, l’universalità del messaggio rivoluzionario dell’opera, applicabile anche alla Cina stessa.
Il futuro ci porterà risposte, non resta che rimanere in ascolto di quanto proviene dall’immenso paese asiatico, i cui cambiamenti di politica interna potrebbero condizionare l’intero pianeta. Non resta quindi che concludere con le parole stesse di V, parole che mi sembrano molto ben rappresentative della realtà della Cina odierna: “Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto, è il principio fondamentale dell’universo, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria”.
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